
Pochi giorni fa il Parlamento Europeo ha espresso parole di condanna per i devastanti impatti che il conflitto in corso in Yemen ha sulla popolazione civile. Lo ha fatto chiedendo anche la creazione di un embargo sulla vendita di armi. Ma va detto subito che la richiesta di fermare le forniture armate alle parti in conflitto era già stata avanzata almeno quattro volte negli ultimi anni. E per quattro volte, puntualmente ignorata.
Ora, davanti alla Commissione Esteri della Camera dei Deputati, esperti della società civile italiana hanno ancora descritto le condizioni inumane in cui sopravvive, ormai, la popolazione civile yemenita. Le responsabilità della drammatica situazione, attribuibili, in parte, alle forniture militari italiane, sono state descritte genericamente e in dettaglio da esponenti di Amnesty International Italia, Oxfam Italia, Save The Children Italia, Medici Senza Frontiere e Rete Italiana per il Disarmo in rappresentanza di una più ampia Coalizione attiva da tempo sul tema e che comprende il Movimento dei Focolari, Rete della Pace e la Fondazione Finanza Etica.
Ad aprile 2018 è invece stata presentata presso la Magistratura competente, in collaborazione con Ong yemenite e tedesche, una denuncia di violazione della legislazione nazionale ed internazionale che regola l’export di sistemi militari.
Il recente ulteriore aggravamento della situazione (accertato anche dal Report di Esperti ONU pubblicato poche settimane fa) ha indotto la Coalizione della società civile italiana a riprendere le attività collettive: l’audizione che si è svolta davanti alla Commissione Esteri della Camera dei Deputati è dunque il primo passo di una serie di iniziative nei confronti del Parlamento.
Nei tre anni e mezzo di conflitto nello Yemen sono stati compiuti crimini orrendi, nel pieno disprezzo del diritto internazionale: decine di attacchi indiscriminati contro civili e obiettivi civili, uso di armi messe al bando a livello globale, impiego di bambini soldato, blocchi e ostacoli all’arrivo degli aiuti umanitari.
Non può essere ignorata, nel contesto, la gravissima situazione dei diritti umani all’interno del Paese che bombarda sistematicamente lo Yemen, l’Arabia Saudita, dove la repressione del dissenso con lunghe pene detentive, il massiccio uso della pena di morte e le pene corporali sono legge di Stato.
Ultima vergogna “ anche il sospetto dell’esecuzione extragiudiziale di un giornalista e dissidente all’interno del consolato saudita a Istanbul” – ha rincarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
In Yemen, oggi, ogni bambino, ogni uomo, ogni donna indistintamente e in ogni momento del giorno e della notte possono morire per mano del nemico. “La sofferenza del popolo yemenita è un affronto al nostro senso di umanità: il fallimento delle potenze mondiali nel riaffermare qui i valori fondanti della civiltà, una vergogna” – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia.
Quante persone devono ancora morire perché si abbia un’ammissione di complicità da parte delle potenze che alimentano questa guerra?

La Coalizione di organizzazioni della società civile ha cercato insistentemente in queste ultime settimane un dialogo con il Governo presieduto da Giuseppe Conte, ma non ha ottenuto risposta, nemmeno a tentativi di contatto formale e diretto. Eppure una delle due forze di maggioranza, il Movimento Cinque Stelle, ha già avanzato anche in questa Legislatura alcune proposte di riforma della Legge 185/90 che regola l’export militare. Non solo, nella scorsa Legislatura (solo un anno fa) aveva presentato e votato una Mozione molto vicina alle proposte di Ong e Reti della società civile, nella quale veniva pure evidenziata la responsabilità dell’Italia per il rifornimento di armamenti ad alcune delle parti coinvolte nel conflitto yemenita, in particolare all’Arabia Saudita e agli EAU)
Voti concordi sono stati espressi dagli Europarlamentari del Movimento anche nel recente dibattito a Bruxelles.
Tra le possibili iniziative che il nostro Paese potrebbe e dovrebbe intraprendere, oltre ad un immediato stop nella vendita di armi, v’è la promozione verso Paesi non firmatari della Safe Schools Declaration e la pressione, l’insistenza sia aperta che diplomatica per la protezione degli edifici scolastici e universitari dall’uso militare e dal bombardamento. Non sarebbe certo azione inutile e inascoltata dato il forte ruolo internazionale che l’Italia si propone di avere in Yemen.
Una contraddizione davvero rispetto all’invio massiccio di armi: “Negli ultimi anni sono stati rilasciate licenze di export militare per centinaia di milioni di euro, soprattutto per bombe le cui consegne sono state verificate nei dettagli dalle ONG e dalla stampa nazionale ed internazionale – denuncia Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo. Una complicità nell’orrore che il nostro Paese dovrebbe respingere, ritenere inaccettabile, oltre che contraria alle norme nazionali ed internazionali che l’Italia dovrebbe rispettare. La richiesta forte di un cambio di direzione e di uno stop alle forniture militari è anche venuta dalla recente Marcia della Pace Perugia-Assisi: oltre 70.000 persone hanno chiesto che “il Governo fermi le consegne, come è nelle sue facoltà”.
Gli ordigni che esportiamo hanno impatti devastanti non solo diretti , con le uccisioni, in particolare,di civili, ma anche indiretti, nel creare una crisi umanitaria già gravissima e che potrebbe ulteriormente degenerare.

Oltre undici milioni di bambini in Yemen stanno vivendo esperienze atroci a cui nessun essere umano dovrebbe essere sottoposto. Sofferenze che segneranno per sempre la loro salute fisica e mentale. Vivono sotto i bombardamenti, malnutriti e senza la possibilità di accedere a beni e servizi di prima necessità. Le loro scuole sono state distrutte, il loro futuro è stato compromesso. “È inaccettabile che questi bambini perdano la loro vita e il loro futuro in una guerra di cui sono solo vittime innocenti, dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per proteggerli, per porre fine alla loro sofferenza e per fermare questa follia” commenta Maria Egizia Petroccione, responsabile Advocacy Internazionale per Save The Children Italia.
Tre anni di conflitto hanno gettato lo Yemen in una delle peggiori crisi umanitarie al mondo.
Il sistema sanitario è al collasso: si stima che metà degli ospedali siano attualmente inutilizzabili perché colpiti dai combattimenti, mentre le strutture ancora funzionanti soffrono della carenza di personale e attrezzature. Si muore ogni giorno di patologie facilmente prevenibili come il colera, il morbillo, la difterite o facilmente curabili come polmoniti, malaria e malnutrizione. Al suono delle esplosioni vediamo mamme scappare con i loro figli ricoverati nei reparto di pediatria. Ha ragione Roberto Scaini, medico di MSF: “È inaccettabile che cliniche mobili ed ospedali diventino bersagli del conflitto”.
D.Bart.