Il blitz cruento, brutale che l'Isis ha inscenato oggi contro gli uffici della ong internazionale 'Save the Children' a Jalalabad City, nella provincia orientale afghana di Nangarhar, conferma lo stile barbarico, tipico di un terrorismo che agisce alla cieca, colpendo persino quelle strutture che in guerra si proteggono con la croce. L'attacco ha impegnato le forze di sicurezza afghane per ben dieci ore. Al termine di sparatorie ed esplosioni, che si sono susseguite per l'intera giornata, le autorità hanno diffuso un provvisorio bilancio di 11 morti e 24 feriti. Tra le vittime vi sarebbero tre- forse quattro- membri di Save the Children.
L'assalto è scattato intorno alle 9 ora locale, con una forte deflagrazione davanti all'edificio che ospita l'organizzazione. Non è chiaro se provocata da un kamikaze che si è fatto esplodere o da un'autobomba. Quindi l'irruzione di quattro uomini che hanno preso posizione bloccando sotto la minaccia delle armi automatiche l'intero staff, una cinquantina di persone.
Come nell'attacco all'Hotel Intercontinental di Kabul, rivendicato dai talebani durante il fine settimana, poco dopo l'assalto una colonna di fumo nero si è levata nel cielo, provocata da un incendio ai piani alti del palazzo e che i vigili del fuoco hanno potuto spegnere solo al termine dello scontro.
Per le forze speciali e i reparti di teste di cuoio afghani, come sempre, il difficile compito di fronteggiare i terroristi cercando di non danneggiare le decine di persone tenute in ostaggio. Durante le lunghe ore di combattimento da tutto il mondo sono giunte condanne per il "crimine contro l'umanità" rappresentato da un attacco ad un'istituzione, come Save the Children, che ha come compito principale il sostegno dei bambini più poveri nelle zone di conflitto o in via di sviluppo. Di "grave violazione del diritto umanitario internazionale" hanno parlato ad esempio in una nota congiunta l'Alto Commissario per la Politica estera della Ue, Federica Mogherini, ed i commissari per le crisi umanitarie e allo Sviluppo, Christos Stylianides e Neven Mimica.
PERCHÉ L’ ESCALATION DI VIOLENZA?
L' obiettivo dei terroristi è quello mostrare un Afghanistan in subbuglio, perennemente sotto attacco, diffondere la percezione di un Paese in crisi, far apparire debole il governo di Kabul.
Un compito tutt'altro che difficile per l' ISIS e i Talebani, considerata l'incosistenza del governo del Presidente Ghani, demolito da corruzione e rivalità all'interno dello stesso all’apparato.
Un governo inefficace, che non riesce a soddisfare nemmeno i bisogni minimi della popolazione
Per molti osservatori sarebbe fondamentale mantenere la presenza occidentale nel Paese. Almeno fino a quando non si troverà una governance locale decente.
Di parere contrario, ovviamente, sono i movimenti islamisti: Daesh, Al Qaeda e Talebani mirano a mentenere il Paese nel caos. È questa l'unica opportunità che hanno di aumentare il proprio potere e la propria influenza in Afghanistan.
Con altri Paesi occidentali anche l’Italia è impegnata nel sostegno al governo di Kabul, fornisce strumenti per garantire sicurezza alla popolazione, esercitando un importantissimo ruolo nell'addestramento e nella consulenza.
Far risalire l’escalation di attacchi degli ultimi mesi alla nuova strategia dell’amministrazione Trump per l’Afghanistan forse non è del tutto giusto.
La violenza in atto potrebbe avere natura puramente fisiologica.
In genere ci vogliono 20-30 anni prima che qualunque peace support operation possa mostrare i suoi effetti. Il percorso di assestamento in Afghanistan sarà lento e chiederà pazienza.
Miglioramenti in ambito di sicurezza non sono possibili in tempi brevi, né un'ulteriore aumento di truppe cambierebbe la situazione. I popoli non guidano con fucili e carri armati, si gestiscono con buoni governi.
D.Bart.
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