Colonne di civili, intere famiglie che portano con sé i vecchi, i malati e i lattanti da accudire. Fuggono in fretta e furia,con sacchi di fortuna e valige dove hanno stipato un po' di cibo e indispensabili vettovaglie. Sono decine di migliaia: in parte, lasciano la Ghouta orientale, in parte Afrin, a nord della Siria.
16mila coloro che, secondo l'ONU, sono partiti da Ghouta, l’unica area vicina a Damasco ancora sotto il controllo dei ribelli siriani e che per questo, da settimane, patisce l'intenso attacco delle forze governative del presidente Bashar al Assad e dei suoi alleati.
50mila, invece, i civili che hanno lasciato Afrin, città del nord della Siria controllata dai curdi e obiettivo dell’ultima campagna militare turca, iniziata due mesi fa.
Qui la situazione si è aggravata negli ultimi giorni, quando la Turchia ha annunciato di avere circondato la città, proprio mentre migliaia di persone erano ancora in fila per uscire dall’unica via di fuga rimasta aperta e nell'imminenza di un probabile bombardamento.
I curdi hanno lanciato un ultimo SOS venerdì, quando l’unico ospedale operativo di Afrin è stato colpito dalle bombe sganciate dagli aerei turchi. Sotto questi bombardamenti sono morte 43 persone, inclusi i bambini.
Ma la Turchia non arretra di un passo: vuole prendere Afrin e indebolire cosi i curdi siriani, che il presidente Recep Tayyp Erdogan sospetta essere molto vicini ai terroristi del PKK.
E se Afrin dovesse cadere nella mani di Ankara, migliaia di curdi attualmente in fuga non potrebbero più tornare alle proprie case, alle proprie vite.
La strategia di Erdogan prevede infatti la creazione di “zona cuscinetto”, che vada oltre il confine meridionale turco con la Siria. Una lingua di terra individuata proprio in Afrin, attualmente controllata dai curdi.

L'offensiva militare del regime di Assad ha già ucciso 1.250 civili, su una popolazione stimata di 400mila persone. Gli attacchi sono continuati quasi incessantemente, nonostante la tregua di un mese approvata dall’ONU e tregue più limitate, di poche ore al giorno, promosse dalla Russia. Dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, sappiamo che soltanto nella giornata di venerdì 46 civili, tra cui 6 bambini, sono morti sotto i bombardamenti dell'esercito di Assad e dei suoi alleati.
Una guerra fratricida nella quale, per paradosso, è lo stesso governo siriano a portare "in salvo" i civili impauriti, attraverso i cosiddetti corridoi umanitari. Soltanto venerdì erano circa 4000 le persone in fuga. Mai così tante, in poche ore.
D.Bart
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