domenica 6 maggio 2018

LIBIA: torture e stupri, violenze nei campi profughi. Guardia Costiera che spara e minaccia.

Nei centri governativi libici, proprio come avviene nei lager clandestini, si compiono  «rapimenti per estorsione, lavori forzati e uccisioni illegali» il virgolettato ricopia un passaggio del documento che il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha trasmesso al Consiglio di sicurezza.
Il rapporto racconta anche la strage occultata dei migranti fucilati da militari libici in un centro di detenzione; i soprusi  della Guardia costiera e le crudeltà dei funzionari incaricati del contrasto all’immigrazione illegale. Un documento agghiacciante, che smentisce la narrazione di una Libia in via di stabilizzazione, con i profughi accolti, accuditi e trattati con più umanità.
La realtà, purtroppo, ha la faccia dolente e tumefatta di  migranti quotiduanamente sottoposti a detenzione arbitraria, torture, stupri e verie forme di violenza sessuale. Questo è stato costretto a documentare il segretario generale, a conclusione delle inchieste di Unsimil, la missione Onu a Tripoli, dovendo ammettere che
i carcerieri, nella maggior parte dei casi, indossano divise appartenenti a forze armate finanziate, anche, dall’Italia e dall’Europa.

Gli aguzzini - scrive il segretario generale - "sono funzionari statali, gruppi armati, contrabbandieri, trafficanti e bande criminali».
L'umanità nelle che nelle ultime settimane è riuscita a toccare le ciste della Sicilia è fatta di migranti ammalati o gravemente malnutriti. Quasi tutti hanno vissuto la brutale prigionia dei centri governativi. I loro racconti raccapriccianti raccolti dai soccorritori dopo e durante gli sbarchi vengono puntualmente confermati
dalle 17 pagine del dossier. «L’Unsmil ha visitato quattro centri di detenzione supervisionati dal Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale – scrive Guterres – e ha osservato un grave sovraffollamento in condizioni igieniche spaventose ».
I prigionieri «erano malnutriti e avevano limitato o nessun accesso alle cure mediche».
E tutto ciò avviene anche negli ultimi mesi,  nonostante in Libia piovano i cosiddetti "aiuti", un bel torrente di denaro che l’Europa versa per il soccorso ai profughi ospitati nei campi.
Va così che il capo delle Nazioni Unite non se la senta di affermare che i guardacoste libici siano  in grado di salvare e assistere i migranti garantendo gli standard minimi dei diritti umani. Ma cosa intende fare? Produrrà risposte concrete la missione internazionale, che continua a documentare «la condotta spregiudicata e violenta da parte della Guardia costiera libica nel corso di salvataggi e/o intercettazioni in mare»?

Al momento, tutto ciò che se ne ricava è una sorta di supplica contenuta nello stesso documento : "La situazione dei migranti e gli abusi che subiscono in Libia e mentre tentano di attraversare il Mediterraneo – è l’appello del segretario generale - continuano a farci chiedere un’azione congiunta, concertata e urgente».
Segue, quindi, l'elenco della nefandezze, tipo quella del novembre scorso quando «i membri della Guardia Costiera hanno picchiato i migranti con una corda e hanno puntato le armi da fuoco nella loro direzione durante un’operazione in mare».

I funzionari del Palazzo di Vetro documentano così l’uso di forza eccessiva e illegale da parte dei funzionari del "Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale". La violenza come condotta metodica, crudeltà tollerate, finache consentite, pur di riuscire a governare le prigioni stracolme di profughi. E come, appunto, se non attraverso l'immunità? La condizione finora garantita a sorveglianti stipendiati da uno Stato di cui restano solo cocci.
«Il 19 novembre, durante un raid su un campo di migranti improvvisato nella zona di Warshafanah, membri dei gruppi di Tajura e Janzur, affiliati al Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale, hanno aperto il fuoco sui migranti senza fornire alcun preavviso verbale, provocando una serie di morti e feriti». In questo caso Le Nazioni Unite non sono riuscite a raccogliere informazioni dettagliate sul numero di persone coinvolte. Testimoni affermano che nella prigione a cielo aperto erano recluse centinaia di persone.  Non si tratta di informazioni per sentito dire, raccolte attraverso organizzazioni non governative o attivisti locali, ma di testimonianze ottenute personalmente dai funzionari dell’Onu.
« Non se la passano meglio i cittadini libici, esposti a ogni genere di rischio. Dagli omicidi politici alle detenzioni arbitrarie a causa del perdurante conflitto. Compreso «il reclutamento e l’uso di bambini da parte di gruppi armati, così come la loro detenzione - denuncia Antionio Guterres –sulla base della loro presunta o effettiva associazione con altre parti in conflitto».

Il censimento, effettuato dall’agenzia Onu per i migranti (Oim), ha documentato la presenza di 627 mila stranieri in Libia, ma secondo Guterres le stime reali oscillerebbero tra i 700mila e il milione.

D.Bart.

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