20 cittadini siriani sarebbero morti sotto il bombardamento del B-52 americano che ha attaccato le basi di Al-Qaeda nel centro abitato di Sarmad, a Idlib, nel Nord della Siria. Il raid dell'aviazione americana sarebbe avvenuto senza l' obbligatoria, necessaria comunicazione ai Russi che, contemporaneamente, stavano appoggiando via cielo l’offensiva turca contro l’Isis nel distretto di al-Bab (Governatorato di Aleppo) a poco più di cento chilometri di distanza. Sono le ultime accuse mosse da Mosca contro gli Usa.
L'attacco sarebbe avvenuto il 3 gennaio scorso. Il capo di Stato maggiore russo, il generale Valeri Gherasimov, afferma che il “B-52 Stratofortress” (un bombardiere strategico a lungo raggio prodotto dall’azienda statunitense Boeing) avrebbe bombardato “il centro abitato di Sarmada, nella provincia di Idlib, situata nella zona in cui è in vigore la tregua". Nell’attacco – sostiene il generale russo – "oltre 20 civili sono stati uccisi”.
Gerasimov attacca duramente la coalizione occidentale in Siria per non essere riuscita a raggiungere “risultati significativi“, aggiungendo che “allo stesso tempo, sono stati segnalati un numero significativo di vittime tra la popolazione civile”.
Il generale russo rinfaccia alle forze Usa il vuoto strategico che sarebbe apparso evidente anche nel corso di un'altra azione, quella del settembre dello scorso anno, quando l’aviazione statunitense prese di mira le forze governative a Deir-el-Zor. "Proprio dopo questo attacco lo Stato islamico ha iniziato la sua avanzata”, ha dichiarato Gerasimov all’agenzia russa Ria Novosti.
La carneficina nella città di Sarmada, conclude Gerasimov, è solo “l’ultimo esempio” della linea di condotta statunitense in terra siriana.
Il prossimo 23 gennaio ad Astana, in Kazakistan, si svolgerà il vertice fra Russia, Turchia ed Iran. L'incontro avverrà a pochi giorni di distanza dall’insediamento alla Casa Bianca di Trump. E gli Usa, è noto, non sono stati invitati al summit, che pure rappresenta in questo momento l'azione più importante per l’immediato futuro della Siria. Soprattutto, del suo Presidente, Bashar al-Assad, appoggiato dal Cremlino ma, almeno sotto l’amministrazione Obama, fortemente osteggiato dalla coalizione occidentale. Le decisioni di Trump potrebbero, in ogni caso, ribaltare la situazione.
D.Bart.
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