Reza Ciro Pahlavi II, figlio dell'ultimo Scià iraniano Mohammad Reza Pahlavi, rovesciato nella rivoluzione del 1979, ha dichiarato di essere pronto a guidare l’Iran durante un’eventuale fase di transizione politica. "Sono a disposizione del mio popolo", ha affermato nei giorni scorsi, invitando gli iraniani a sfruttare il clima di tensione causato dalla guerra con Israele per rovesciare il regime degli ayatollah.
In esilio da 45 anni negli Stati Uniti, invita gli iraniani ad unirsi a Netanyahu, alla sua predizione e al suo programma d’attacco:”l’Iran sarà finalmente libero molto prima di quanto là si pensi”
Pare che la Repubblica Islamica sia giunta alla fine e stia crollando. “Ciò che è iniziato è irreversibile. Il futuro è luminoso e insieme volteremo pagina della storia. Ora è il momento di reagire; è il momento di riprendersi l'Iran. Che io possa essere presto con voi” dice Pahlavi
Ma il legittimo successore di Mohammad Reza Shah Pahlavi, e del suo regno, pare non sia così amato dal quello che chiama il suo popolo.
In molti casi il suo regime fece uso della forza contro i manifestanti nelle strade di Teheran e in altre parti dell'Iran, in particolare durante il periodo che precedette la Rivoluzione iraniana del 1979. Il governo dello Scià, attraverso le sue forze di sicurezza e la SAVAK (la polizia segreta), era noto per la repressione del dissenso, che spesso sfociava in violenze contro i civili.
Uno degli eventi più memorabili fu il massacro del Venerdì Nero, l'8 settembre 1978 a Teheran, in cui le forze di sicurezza aprirono il fuoco sui manifestanti, uccidendone decine. Questo evento è spesso citato come un punto di svolta che diede impulso al movimento rivoluzionario contro il regime dello Scià. Il numero esatto delle vittime è controverso, ma è ampiamente riconosciuto che si verificò l'uso della forza letale contro manifestanti disarmati.
Il regime dello Scià fu caratterizzato da un regime autoritario e, pur attuando programmi di modernizzazione e riforma, incontrò anche una forte opposizione a causa delle sue politiche repressive, delle disparità economiche, del chiaro allineamento con gli interessi occidentali, in particolare con gli Stati Uniti. Questi fattori contribuirono ai diffusi disordini che portarono alla Rivoluzione del 1979 e al rovesciamento della sua dinastia.
La Repubblica Islamica sta crollando?
Reza ha detto la stessa cosa nel 2009, nel 2017, nel 2019 e, da allora, numerose volte.
Dai caffè parigini alle foto ricordo a Tel Aviv, le sue rivoluzioni hanno trovato sfogo e vita sui social, mai a Teheran.
È probabile che L'Iran si sollevi, ma non insieme a lui.
Almeno dalle critiche e dalle accuse che si sollevano dal web ad ogni sua dichiarazione.
“Non si è mai visto un re seduto in un paese straniero in attesa che il paese cada per poter prendere il potere, completamente tradito.
“Perché non sei in Iran a combattere per il tuo popolo? No, invece ti nascondi in America come un codardo, sei proprio come tuo padre prima di te. Non difendi il tuo popolo nel momento del bisogno, Reza, non meriti il titolo di Scià perché non combatterai per il tuo popolo.”
Queste le più comuni, insieme a quelle che mirano direttamente all’azione dello storico nemico ed ora invasore: Israele. “Avete nemici che stanno attaccando il Paese che affermate di voler salvare. Eppure, non muovete la minima critica a questi nemici. Perché non proteggete il vostro Paese da chi lo sta attaccando?”
“Il tuo comportamento non è forse già l'indicazione più chiara di chi è realmente il tuo interlocutore?”
“Se fossi davvero ben intenzionato e costruttivo, collaboreresti con il tuo popolo, non con i nemici che attaccano il tuo Paese.”
Storicamente, chi agisce consapevolmente a favore di una potenza che invade e aggredisce il proprio popolo è comunemente definito collaborazionista o traditore.
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