domenica 28 settembre 2025

DRONI E MISSILI RUSSI SULL’UCRAINA: QUATTRO MORTI E DECINE DI FERITI.




Più di 500 droni d'attacco e una quarantina di missili, inclusi i vettori Kinzhal: stamattina, gli shahed  kamikaze russo-iraniani hanno riattraversato cieli dell’Ucraina abbattendosi su Kiev (capitale e regione) e sulle regioni di Zaporizhia, Khmelnytskyi, Sumy, Mykolaiv, Černihiv e Odessa.

L’ attacco, mirato e feroce, è durato più di 12 ore.





A Kiev sono morte quattro persone, tra cui una bambina di 12 anni ed 

è stato danneggiato l'edificio dell'Istituto di Cardiologia. In tutta l'Ucraina, sarebbero 40 i feriti, tra adulti bambini.


Gli attacchi hanno inoltre colpito un impianto di produzione del pane, uno stabilimento di produzione di pneumatici, abitazioni private, condomini e altre infrastrutture civili. 




Volodymyr Zelensky scrive su X:

“Questo vile attacco è avvenuto praticamente alla fine della settimana dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ed è esattamente così che la Russia dichiara la sua vera posizione. Mosca vuole continuare a combattere e uccidere, e merita la massima pressione da parte del mondo. Il Cremlino protrarrà questa guerra e questo terrore finché trarrà profitto dall'energia e gestirà una flotta ombra. Continueremo a contrattaccare per privare la Russia di queste fonti di reddito e per costringerla ad agire diplomaticamente. Chiunque desideri la pace deve sostenere gli sforzi del Presidente Trump e bloccare qualsiasi importazione russa. Il momento di un'azione decisiva è atteso da tempo e contiamo su una risposta decisa da parte di Stati Uniti, Europa, G7 e G20.”

TRUMP: IN 21 PUNTI IL PIANO DEL CESSATE IL FUOCO A GAZA.





Il piano di pace che il presidente Trump ha proposto ai funzionari dei paesi arabi e musulmani all'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. 



1. Gaza sarà una zona deradicalizzata e libera dal terrorismo e non rappresenterà più una minaccia per i suoi vicini.


2. Gaza sarà riqualificata a beneficio della sua popolazione.


3. Se entrambe le parti accettano la proposta, la guerra terminerà immediatamente, le forze israeliane interromperanno tutte le operazioni e si ritireranno gradualmente dalla Striscia.


4. Entro 48 ore dall'accettazione pubblica dell'accordo da parte di Israele, tutti gli ostaggi vivi e deceduti saranno restituiti. Ciò include il rilascio o il ritorno di tutti i 48 ostaggi israeliani, circa 20 dei quali si ritiene siano ancora vivi.


5. Una volta restituiti gli ostaggi, Israele libererà diverse centinaia di prigionieri palestinesi che stanno scontando l'ergastolo e oltre 1.000 abitanti di Gaza arrestati dall'inizio della guerra, insieme ai corpi di diverse centinaia di palestinesi.


6. Una volta restituiti gli ostaggi, ai membri di Hamas che si impegnano a una coesistenza pacifica verrà concessa l'amnistia, mentre ai membri che desiderano lasciare la Striscia verrà garantito un passaggio sicuro verso i paesi di accoglienza. (Ciò include la grazia per i membri di Hamas se accettano di disarmarsi e lasciare Gaza).


7. Una volta raggiunto questo accordo, gli aiuti arriveranno nella Striscia a ritmi non inferiori a quelli stabiliti nell'accordo sugli ostaggi del gennaio 2025, che includeva 600 camion di aiuti al giorno, insieme alla riabilitazione delle infrastrutture critiche e all'ingresso di attrezzature per la rimozione delle macerie.


8. Gli aiuti saranno distribuiti, senza interferenze da entrambe le parti, dalle Nazioni Unite e dalla Mezzaluna Rossa, insieme ad altre organizzazioni internazionali non associate né a Israele né ad Hamas. (Ciò include l'ingresso senza ostacoli degli aiuti umanitari forniti dalle organizzazioni internazionali e dalle Nazioni Unite.)


9. Gaza sarà governata da un governo temporaneo e transitorio di tecnocrati palestinesi, che saranno responsabili della fornitura di servizi quotidiani alla popolazione della Striscia. Il comitato sarà supervisionato da un nuovo organismo internazionale istituito dagli Stati Uniti in consultazione con i partner arabi ed europei. Definirà un quadro per il finanziamento della riqualificazione di Gaza fino al completamento del programma di riforme dell'Autorità Nazionale Palestinese. (Questo prevede due livelli di governance provvisoria: un organismo internazionale sovraordinato e un comitato palestinese sotto l'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) per la supervisione della governance quotidiana, con l'aspettativa che l'ANP assuma il pieno controllo per un periodo di tempo stabilito).


Hamas non avrebbe alcun ruolo nella governance e il piano propone un'amministrazione temporanea da parte di una forza di sicurezza internazionale araba.


10. Verrà elaborato un piano economico per ricostruire Gaza, attraverso la convocazione di esperti con esperienza nella costruzione di moderne città del Medio Oriente e attraverso la valutazione dei piani esistenti volti ad attrarre investimenti e creare posti di lavoro. (La ricostruzione avverrà nell'arco di cinque anni, gestita da un consorzio internazionale e arabo).


11. Verrà istituita una zona economica, con tariffe ridotte e tariffe di accesso che dovranno essere negoziate dai paesi partecipanti.


12. Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, ma coloro che sceglieranno di andarsene potranno farvi ritorno. Inoltre, i cittadini di Gaza saranno incoraggiati a rimanere nella Striscia e verrà loro offerta l'opportunità di costruire lì un futuro migliore . (Questo dice  esplicitamente che non può esserci alcun spostamento forzato della popolazione di Gaza, un cambiamento rispetto alle precedenti discussioni sul trasferimento volontario).


13. Hamas non avrà alcun ruolo nella governance di Gaza. Ci sarà l'impegno a distruggere e interrompere la costruzione di qualsiasi infrastruttura militare offensiva, compresi i tunnel. I nuovi leader di Gaza si impegneranno a una coesistenza pacifica con i loro vicini. (Ciò include la raccolta di armi di Hamas da parte di una forza internazionale araba entro un periodo di tempo definito, e l'accettazione da parte di Hamas di consegnare le proprie armi e lasciare Gaza come condizione imprescindibile per l'intero piano).


14. I partner regionali forniranno una garanzia di sicurezza per assicurare che Hamas e le altre fazioni di Gaza rispettino i propri obblighi e che Gaza cessi di rappresentare una minaccia per Israele o per il suo stesso popolo. (Ciò include la creazione di corridoi umanitari sicuri attraverso la Striscia).


15. Gli Stati Uniti collaboreranno con i partner arabi e internazionali per sviluppare una forza di stabilizzazione internazionale temporanea che verrà immediatamente dispiegata a Gaza per supervisionare la sicurezza nella Striscia. La forza svilupperà e addestrerà una forza di polizia palestinese, che fungerà da organo di sicurezza interna a lungo termine.


16. Israele non occuperà né annetterà Gaza, e le IDF consegneranno gradualmente il territorio attualmente occupato, man mano che le forze di sicurezza sostitutive stabiliranno il controllo e la stabilità nella Striscia. (Gli Stati Uniti garantirebbero che Israele si astenga dall'annessione della Cisgiordania.)


17. Se Hamas ritarda o respinge questa proposta, i punti sopra menzionati verranno applicati in aree libere dal terrorismo, che le IDF consegneranno gradualmente alla forza internazionale di stabilizzazione.


18. Israele accetta di non effettuare futuri attacchi in Qatar. Gli Stati Uniti e la comunità internazionale riconoscono l'importante ruolo di mediazione di Doha nel conflitto di Gaza. (Israele non attaccherà più il Qatar, dopo i recenti attacchi aerei contro i leader di Hamas a Doha).


19. Sarà avviato un processo per deradicalizzare la popolazione. Questo includerà un dialogo interreligioso volto a cambiare mentalità e narrazioni in Israele e a Gaza.


20. Quando la riqualificazione di Gaza sarà progredita e il programma di riforma dell'Autorità Nazionale Palestinese sarà stato implementato, potrebbero esserci le condizioni per un percorso credibile verso la creazione di uno Stato palestinese, riconosciuto come aspirazione del popolo palestinese. (Entrambe le parti si impegnerebbero a riprendere i negoziati sullo status definitivo tra israeliani e palestinesi).


21. Gli Stati Uniti avvieranno un dialogo tra Israele e i palestinesi per concordare un orizzonte politico per una coesistenza pacifica. 

GUSTAVO PETRO: UNA FORZA ARMATA PER LA PALESTINA.


Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha chiesto la creazione di una Forza armata di protezione per la Palestina.

Non quella dei Caschi Blu delle Nazioni Unite, bensì un esercito che rappresenti gli stati alleati della Palestina. 


Sarebbe questa la logica più efficace per fermare il genocidio dei palestinesi, smantellando al contempo occupazione illegale e apartheid. In piena contrapposizione alle intenzioni di Francia e Arabia Saudita che stanno lavorando alla creazione di una  "forza di stabilizzazione" che, secondo Petro, consoliderebbe le attuali posizioni di Israele. 

L’ iniziativa colombiana per la Palestina è sostenuta da Sud Africa, Namibia, Senegal, Malesia, Honduras, Bolivia e  Cuba. 

“Gaza ha bisogno di difesa, non di risoluzioni vuote. Il popolo palestinese affronta lo sterminio in tempo reale mentre i governi potenti distolgono lo sguardo. Opporsi al genocidio di Israele significa difendere l'umanità stessa.”

dice il portavoce di Protect Palestine, una comunità internazionale che sostiene “l'azione militare degli Stati per fermare il genocidio, smantellare l'occupazione coloniale sionista e l'oppressione del popolo palestinese.”


Con l'immediata mobilitazione di una forza di protezione a Gaza, si chiede innanzitutto “la rottura dell'assedio illegale, l'imposizione di una no-fly zone per fermare i bombardamenti aerei, la garanzia di aiuti umanitari senza restrizioni e la protezione fisica della popolazione palestinese da ulteriori massacri e pulizie etniche da parte di Israele.”


Quello che chiede Protect Palestine è ben lontano dalle attuali prospettive, ma la rabbia che serpeggia nel mondo sta isolando sempre di più Israele dalla comunità internazionale. 

Un numero crescente di Paesi europei è disposto a riconoscere lo Stato palestinese senza alcuna negoziazione. E mentre Benjamin Netanyahu davanti all'Assemblea generale dell'Onu afferma: "Finiremo il lavoro a Gaza, il più velocemente possibile", 

un centinaio di diplomatici di oltre cinquanta Paesi abbandonano l'aula.



Ad ascoltare l’opinabile discorso di 40 minuti restano in pochi,
 

dimostrando che Israele si trova ormai in una posizione di minoranza. 

Si è alzato ed ha lasciato l’Assemblea generale anche Yehuda Cohen, padre del soldato Nimrod Cohen, tuttora  ostaggio di Hamas. «Anch’io me ne sono andato e ho continuato a manifestare all’esterno – ha spiegato – Netanyahu racconta solo bugie, come il circo che ha creato con i cartelli che agitava e il ridicolo quiz”.




A dimostrazione che Il boicottaggio non è assenza di diplomazia, ma un atto diplomatico. La diplomazia non consiste solo nell'ascoltare, ma anche nel dare segnali. Quando un capo di Stato è accusato di crimini di guerra, pulizia etnica o violazioni del diritto internazionale, rimanere seduti in un cortese silenzio rischia di essere interpretato come una tacita approvazione. L’abbandono dell’aula evidenzia i limiti morali senza compromettere del tutto il dialogo. Quegli stessi diplomatici continueranno a sedersi al tavolo delle trattative, ma non daranno legittimità a parole che considerano fondamentalmente in contrasto con le norme internazionali.


La storia insegna che il silenzio di fronte al potere è spesso interpretato come complicità. I diplomatici lo sanno meglio di chiunque altro. Paragonare la protesta alla petulanza significa appiattire un atto profondamente simbolico a una metafora da cortile. Le Nazioni Unite possono effettivamente essere imperfette, ma i gesti di coscienza, anche quelli dirompenti, sono parte di ciò che impedisce alla diplomazia di decadere in una vuota cerimonia.  

Spesso, la cosa più diplomatica che un rappresentante possa fare è rifiutarsi di fingere che tutto vada bene.  

giovedì 25 settembre 2025

PALESTINA/ISRAELE: I DUE STATI E LE BUGIE DI CLINTON.


Bill Clinton: "Nel 2000, ai palestinesi fu offerto uno Stato con tutta la Cisgiordania, con Gerusalemme Est come capitale. Israele accettò, ma i palestinesi rifiutarono. Non gli importava di avere una patria. Volevano solo uccidere gli israeliani".


Bill Clinton omette di elencare le clausole fondamentali che costrinsero i palestinesi a rifiutare l’offerta. 


Riporto alcune precisazioni fatte da Leonardo Gallo, avvocato, esperto di diritto internazionale. 


Durante i negoziati di Camp David del luglio 2000, mediati dal presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, il primo ministro israeliano Ehud Barak fece un'offerta ai palestinesi, guidata da Yasser Arafat. Secondo Clinton, l'offerta includeva circa il 91-95% della Cisgiordania, tutta Gaza, una capitale a Gerusalemme Est e una soluzione per i rifugiati. Tuttavia, i palestinesi rifiutarono l'accordo per diverse ragioni.


-TERRITORIO E SOVRANITÀ 


L'offerta non garantiva la piena sovranità palestinese sulla Cisgiordania. Israele voleva mantenere il controllo su alcune aree (come le colonie e la Valle del Giordano) e proponeva uno Stato palestinese frammentato, con enclave israeliane che avrebbero limitato la continuità territoriale. Questo era visto come un ostacolo alla creazione di uno Stato palestinese attuabile.


-GERUSALEMME


Sebbene l'offerta includesse parti di Gerusalemme Est come capitale, i palestinesi consideravano insufficiente il controllo proposto sui luoghi santi, in particolare sulla Spianata delle Moschee (Haram al-Sharif). La sovranità condivisa o ambigua su Gerusalemme era un punto critico.


- RIFUGUATI

La questione del diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi (circa 4-5 milioni all'epoca) era centrale. L'offerta israeliana prevedeva un ritorno limitato di rifugiati in un futuro Stato palestinese, ma non in Israele, cosa che i palestinesi consideravano una negazione di un diritto fondamentale riconosciuto dalle risoluzioni ONU (es. Risoluzione 194).


-FIDUCIA E CONTESTO POLITICO


C'era una profonda sfiducia tra le parti. I palestinesi accusavano Israele di non aver rispettato gli Accordi di Oslo (ad esempio, l'espansione delle colonie). Inoltre, Arafat era sotto pressione interna: accettare un accordo percepito come un compromesso troppo grande rischiava di alienare il supporto della popolazione palestinese.


-TEMPISTICA E PRESSIONE 


I negoziati di Camp David furono percepiti come affrettati. Arafat riteneva che ci fosse bisogno di più tempo per negoziare un accordo definitivo, mentre Clinton, vicino alla fine del suo mandato, spingeva per una conclusione rapida.


L'affermazione di Clinton secondo cui i palestinesi "volevano solo uccidere gli israeliani" è controversa e semplifica una situazione complessa. Molti analisti ritengono che rifletta la frustrazione americana per il fallimento dei negoziati, ma non rappresenti accuratamente le motivazioni palestinesi, che erano legate a questioni di sovranità, giustizia e fattibilità dello Stato proposto. Dopo Camp David, i negoziati continuarono a Taba (gennaio 2001), dove si fecero progressi, ma l'accordo non fu raggiunto prima delle elezioni israeliane che portarono Ariel Sharon al potere.

martedì 23 settembre 2025

L’AVVOCATO: VIETARE ALLE MOGLI DEI SOLDATI IDF IL DIRITTO AL DIVORZIO



 "Se sei in grado, dopo che tuo marito ha combattuto a Gaza per 300 giorni e più (...) di presentargli una causa di divorzio (... ) sei solo una stronza"


Naomi Hirshman è un'avvocatessa israeliana che ha fatto della sua vita la missione di annientare in tribunale le mogli dei riservisti che chiedono il divorzio ai loro mariti. Hirshman non pensa che le donne dovrebbero avere il diritto di chiedere il divorzio agli uomini che tornano dopo aver ucciso civili e commesso quello che gran parte della Comunità internazionale definisce "genocidio". 


Le leggi israeliane sul divorzio, soprattutto per le donne ebree, sono spesso criticate per la loro ingiustizia. Regolate dai tribunali rabbinici secondo la legge ebraica, richiedono  il consenso del marito (tramite un "get"), che, se rifiutato, 

può intrappolare le donne nei matrimoni, creando tensioni emotive e finanziarie. Le riforme, come la divisione dei beni prima del divorzio, mirano ad affrontare le disuguaglianze, ma i critici sostengono che il sistema rimanga di parte, con potenziale rischio di abusi e mancanza di donne tra i giudici. I difensori citano la tradizione religiosa e i recenti sforzi a sostegno delle donne, ma le sfide persistono. La questione rimane dibattuta, nel tentativo di bilanciare il patrimonio culturale con le richieste di uguaglianza.


Il Ruolo del Marito nel Divorzio Ebraico


Necessità del Consenso:
La legge ebraica richiede che il marito dia il proprio consenso per sciogliere il matrimonio. 

La Condizione di Agunah:
Se il marito si rifiuta di concedere il divorzio o scompare, la donna viene considerata una "donna incatenata" (agunah).

Impossibilità di Risposarsi:
Come agunah, non può risposarsi né avere figli considerati legittimi. 


Le Possibilità per la Donna


Richiesta di Divorzio:
Una donna può avviare una petizione di divorzio presso i tribunali rabbinici. 

Sanzioni per il Marito Riluttante:
In alcuni casi, i tribunali rabbinici possono imporre sanzioni o misure coercitive contro i mariti che si rifiutano di concedere il divorzio

Diritto del Get:
Tuttavia, non possono forzare il marito a concedere il get. 


Il Contesto Sociale e Religioso


Giurisdizione Religiosa:
Il matrimonio e il divorzio in Israele sono gestiti dalle giurisdizioni religiose (musulmana, ebraica, cristiana, drusa). 

Il Divorzio Civile:
Non esiste un'opzione di divorzio civile, e questo crea un sistema complesso e dibattuto sui rapporti tra religione e Stato. 

giovedì 18 settembre 2025

LIBERTÀ DI PAROLA: LA CENSURA DI TRUMP


Il vicepresidente JD Vance ha incoraggiato i sostenitori di Trump a provare a far licenziare chiunque dica cose cattive su Charlie Kirk, l’attivista di estrema destra ucciso Il 10 settembre scorso durante un incontro con gli studenti all'Università Utah Valley di Orem, nello Utah.

“Quando vedete qualcuno festeggiare l'omicidio di Charlie, chiamatelo e, diavolo, chiamate il suo datore di lavoro. Non crediamo nella violenza politica, ma crediamo nella civiltà.”


La morte di Charlie Kirk viene immediatamente utilizzata per fabbricare il consenso a favore di grandi atti di tirannia. Ed era immaginabile già a poche ore dall’accaduto. 


Per chi governa l’impero ogni scusa è buona e utile allo scopo: sopprimere la libertà di parola, schiacciare ed eliminare l’opposizione alla macchina da guerra degli Stati Uniti d'America. 

Sfruttano ogni occasione possibile per raggiungere questi obiettivi, che comportano, in buona sostanza, l'espansione del potere e del controllo.


Programmi di diffusione preesistenti vengono portati avanti da chi detiene il potere, come sempre accade quando gli animi si scaldano per un evento traumatico. Chi governa, dovrebbe saper contenere spinte emotive che portano ad abbandonare  la ragione per seguire l’istinto. Quando gli eventi spingono a tradire la razionalità per assecondare la suscettibilità del momento, si dovrebbe reagire in modo chiaro e critico.

Invece, è sbalorditivo quanto aggressivamente Trump stia distruggendo la libertà di parola in seguito all'omicidio di Charlie Kirk.


-La ABC ha sospeso a tempo indeterminato lo show  del conduttore 

Jimmy Kimmel, uno dei più seguiti d'America, dopo le minacce ricevute dalla 

Federal Communications Commission (FCC) di Trump. Nel corso del programma, Kimmel aveva commentato: “Abbiamo toccato ancora di più il fondo. Nella gang dei Maga molti stanno cercando disperatamente di far passare questo ragazzo, che ha ucciso Charlie Kirk, per qualcosa di diverso da loro. Stanno facendo di tutto per sfruttare politicamente la situazione»


-L’attivista Mahmoud Khalil, studente laureato alla Columbia University, esponente delle proteste studentesche dell’anno scorso contro la guerra di Israele a Gaza, è stato arrestato dall’Immigration and Customs Enforcement e portato in un centro di detenzione in Louisiana. Un giudice ha bloccato temporaneamente la sua espulsione dagli Stati uniti in attesa di un’ulteriore pronuncia legale, ma l’amministrazione Trump è irremovibile sul fatto che debba essere deportato in Siria o in Algeria. Khalil, 

ha una green card ed è sposato con una cittadina statunitense incinta di otto mesi.


-La forte opposizione all'olocausto di Gaza che circolava su TikTok ha indotto Washington ha prenderne il controllo. Lo confermano funzionari statunitensi. Lo stesso Trump ha mediato un accordo che consente l'acquisto della piattaforma da parte di un consorzio di cui fanno parte i suoi amici miliardari Larry Ellison e Marc Andreesen.




-Joseph Ellison, co-fondatore di Oracle, è un fanatico oligarca sionista che ha espresso il suo sostegno all'idea di una massiccia rete di sorveglianza per controllare l'intera società; suo figlio David ha appena acquistato la Paramount, proprietaria della CBS News. Il giovane Ellison ha affidato al propagandista filo-israeliano Bari Weiss una posizione di alta dirigenza all'interno della rete.


-Trump afferma di aver chiesto al procuratore generale Pam Bondi di valutare la possibilità di presentare "accuse penali RICO" (legge federale contro il crimine organizzato), contro gli attivisti che gli hanno scandito slogan anti-genocidio mentre cenava in un ristorante. Come se i dimostranti pro-Palestina fossero boss mafiosi.



-Via social, la procuratrice generale Pam Bondi

dichiarato che l'amministrazione Trump inizierà a perseguire penalmente i "discorsi d'odio" contro i conservatori, sostenendo che tali discorsi avrebbero portato all'assassinio di Charlie Kirk.

Quando i cronisti hanno chiesto a Trump un commento sulle dichiarazioni di Bondi, il Presidente ha risposto: "Probabilmente inseguiremo persone come te, perché mi tratti così ingiustamente? È odio. Hai molto odio nel cuore. Forse verrò a cercarti alla ABC."


-Lo scagnozzo di Trump, Stephen Miller, ha dichiarato in un podcast che la Casa Bianca inizierà a prendere di mira le "reti terroristiche" di sinistra, sostenendo senza alcuna base che l'assassinio di Kirk sia stato colpa di un "vasto movimento terroristico interno" che fomenta il tipo di violenza che ha portato alla sua morte. Lo stesso Trump ha affermato che “molte persone che tradizionalmente diresti essere di sinistra (…)sono già sotto inchiesta.”