mercoledì 2 marzo 2022

Con l’invasione dell’Ucraina la Russia ha violato le leggi internazionali

Il presidente Vladimir Putin sostiene che l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite gli da il diritto ad invadere l'Ucraina. Ma gli esperti dicono che non è così.

Secondo Robert Goldman, dell’ American University, Washington College of Law, dichiarando guerra all'Ucraina, la Russia ha invece violato l'articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite, che garantisce, tra l'altro, che tutti i membri dell'Organizzazione si astengano nelle relazioni internazionali dalla minaccia o dall'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato.


Il secondo articolo della Carta delle Nazioni Unite è un principio fondamentale che regola il quadro giuridico internazionale creato dagli Alleati dopo la sconfitta del fascismo. Si basa sul principio dell'uguaglianza sovrana degli Stati: nessun paese può attaccare un altro, come aveva fatto Hitler con l'invasione della Polonia all’ inizio della seconda guerra mondiale.

L'aggressione sotto forma di attacco armato, invasione e sequestro del territorio di uno Stato sovrano è contraria ai principi dell'ordine internazionale.
Dunque, dopo il crollo dell'URSS, l'Ucraina ha tutto il diritto di decidere il suo futuro: se vuole far parte dell'Unione europea, della NATO, o rimanere neutrale.
Se a Putin non piace, c'è il dialogo. Oppure ci saranno gravi conseguenze e lui diventerà un emarginato.

Anche l’ipotesi che la Federazione russa intervenga nella situazione dell'Ucraina orientale, riconoscendo le repubbliche indipendenti del Donbass, concludendo con loro un trattato di protezione reciproca, non permette a Putin di usare l’articolo 51  della Carta delle Nazioni

Con l'eccezione del Cremlino, e forse qualche altro paese, nessuno prende sul serio questa spiegazione. La Russia è un aggressore, non agisce per autodifesa, perché l'Ucraina non ha attaccato la Russia.

Anche John B. Bellinger III, esperto di relazioni estere, non ritiene legittima la tesi secondo la quale la Russia starebbe proteggendo territori secessionisti, la cui indipendenza Mosca ha riconosciuto rapidamente la scorsa settimana. Queste repubbliche non sono membri delle Nazioni Unite, non sono nemmeno Stati. Il diritto all'autodifesa collettiva ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite consente a uno Stato membro delle Nazioni Unite di proteggere un secondo Stato che è anche membro delle Nazioni Unite. In questo modo, vediamo che i diplomatici russi stanno cercando di travisare l'uso illegale della forza in Ucraina utilizzando le leggi internazionali. Putin ha anche detto che l'Ucraina stava commettendo un atto di genocidio contro la popolazione di lingua russa dei due territori.

Ma pare improbabile. Il genocidio è un tentativo deliberato delle autorità di distruggere un gruppo di persone. Ci possono essere stati disaccordi tra il governo ucraino e il popolo di lingua russa in queste regioni, ma non ci sono prove che l'Ucraina abbia cercato di distruggere i cittadini. E anche in questo caso, la Carta delle Nazioni Unite non dice nulla sull'intervento di un altro Paese per prevenire il genocidio. Alcuni esperti di diritto internazionale avevano sostenuto che un articolo in proposito avrebbe dovuto essere adottato, ma non è stato fatto. Così, questa teoria di Putin di presunta autodifesa per prevenire il genocidio, non ha una base giuridica nel diritto internazionale.
Il “tintinnar di sciabole” della Russia, questo sì, è allarmante. La minaccia dell'uso di armi nucleari potrebbe costituire una  violazione dell'articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite. Nessuno minaccia la sicurezza della Russia e nessuno usa la forza contro di essa. Le sue minacce sono assurde e fonte di preoccupazione ai sensi del diritto internazionale.

Per Nico Krisch, Professore dell'Istituto di Relazioni Internazionali di Ginevra, 
l’articolo della 51 della Carta delle Nazioni Unite ha un effetto molto limitato.

È piuttosto una valvola di sicurezza in un grande sistema governato da meccanismi di certezza collettiva, rappresentato, secondo l'articolo 7, dal Consiglio di Sicurezza. Pertanto, l'articolo 51, di fatto, concede il diritto all'autodifesa solo in casi molto limitati. Fondamentalmente, quando un attacco ad un paese ha già avuto luogo o sta per avvenire.

Ma non vi è alcuna minaccia da parte della NATO nei confronti della Russia.

Un dibattito su quella che potrebbe essere considerata una "minaccia incombente"si è già svolto in passato.
È il caso, ad esempio, dei soldati che stanno per attraversare il confine, un attacco che sta per avvenire. Ma il sospetto di Putin, che sia la NATO una minaccia per alla Russia, non può giustificare un'azione militare. Il concetto divenne chiaro nei primi anni 2000, quando gli Stati Uniti tentarono di affermare il diritto all'autodifesa preventiva. La comunità internazionale allora si oppose energicamente, ritenendo pericolosa una tale interpretazione della minaccia. Anche la Russia era tra i Paesi che si opposero. E Il concetto di minaccia rimane quindi invariato.

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