venerdì 2 dicembre 2022

GUERRA DI PUTIN O DELLA RUSSIA? Da Solzhenitsyn a Navalny il mito incrollabile dell’Impero



Quella che si sta combattendo in Ucraina è la guerra di Putin o la guerra della Russia? Molti illustri russi sono fermamente convinti che questa sia la guerra di Putin. Disprezzano l’uomo e il suo entourage.

E amano la Russia dalla quale sono stati costretti a fuggire a causa della loro opposizione alla guerra. Alcuni sono attualmente in prigione. Tuttavia, i fatti dicono altri. Perché non esiste una diffusa opposizione pubblica alla guerra. 

Quella in corso in Ucraina, come tutte le precedenti, ha fatto salire gli indici di gradimento di Putin.  

I sondaggi che mostrano alti livelli di sostegno alla guerra sono stati criticati, ma per motivi metodologici, mentre una preponderanza di resoconti aneddotici conferma un’ampia approvazione nei confronti del dittatore. 

Chi si aggrappano alla narrativa della "guerra di Putin” e che la colpa sia solo di Putin sceglie la via confortante.  Perché l’alternativa – "questa è la guerra della Russia”– è desolante e allarmante.







Tuttavia, insistere sulla narrativa della “guerra di Putin”, nonostante tutte le prove del contrario, è quantomeno ingenuo. È anche pericoloso, come chiudere gli occhi durante la guida. Affrontare la verità è difficile, ma l'alternativa è l'autoillusione piuttosto che un'analisi prudente.


Nessun osservatore serio della società statunitense sosterrebbe che Donald Trump ha creato da solo la xenofobia, il razzismo e il sessismo in America. Trump è stato efficace nell'attingere alle correnti che sono sempre state lì. Ha tratto potere da loro.


Così come il desiderio revanscista per l'impero non è iniziato con Putin. Lo ha semplicemente sfruttato per consolidare il proprio potere. Quando si è lamentato della "più grande catastrofe geopolitica del 20° secolo", ha attinto all'onnipresente visione russa del crollo dell'URSS come ad una terribile tragedia.


L'idea della Russia come potenza benevola, portatrice di cultura e civiltà superiori, di una Mosca dotata del diritto naturale di imporre la propria volontà ai suoi confinanti,

da accogliere con gratitudine, non è nuova.


Anche l'idea che gli ucraini siano fondamentalmente russi non è stata divulgata da qualche propagandista della TV russa nel 2022.


Appartiene nientemeno anche ad Alexander Solzhenitsyn, uno scrittore russo di fama mondiale; un dichiarato anticomunista; un critico del Cremlino che negli anni 70 dovette andare in esilio all'estero; uno che ha vinto il premio Nobel per la pace per il suo lavoro che denunciava  gli orrori del Gulag di Stalin.

Ebbene, ecco che cosa scrive Solzhenitsyn:

“L'idea che un popolo ucraino distinto con la propria lingua non russa sia esistito almeno dal IX secolo è un'invenzione recente "

Il saggio dello scrittore, intitolato "Come ricostruire la Russia", Fu pubblicato nell'estate del 1990, mentre i movimenti di indipendenza nazionale all'interno dell'URSS guadagnavano sempre più slancio.


Evidentemente, essere un feroce oppositore del Cremlino e avere un'idea molto ampia di ciò che costituisce la Russia non si escludono a vicenda.


L'annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 ha prodotto un enorme aumento degli indici di approvazione per Putin. Il fatto che un uomo brillante e impavido come Alexey Navalny, attualmente incarcerato con accuse inventate, si sia rifiutato fino ad oggi di dire che la Crimea appartiene all'Ucraina la dice lunga sulla mentalità e le convinzioni d’onnipotenza dei  russi. 





La deprimente verità è che nessuno che nutra ambizioni politiche nella Russia di oggi può permettersi di ignorare la centralità dell'idea imperiale nella moderna società russa. E anche Navalny lo sa.


Quindi, sì, questa è la guerra della Russia. Il fatto che alcuni dei più importanti critici/oppositori interni di Putin in Russia si rifiutino di riconoscerlo come tale è preoccupante. Queste persone sono intelligenti e conoscono il loro paese.


Come dice l'adagio, ammettere di avere un problema è il primo passo verso il recupero. Ciò che serve è una resa dei conti con la storia e un rifiuto dell'idea imperiale per la futura Russia. Fino ad allora, nessuno dei vicini della Russia è al sicuro, non importa chi sia la persona in carica al Cremlino. 

sabato 17 settembre 2022

Azerbaigian e Armenia. Il crollo della politica estera di Mosca

 Gli ultimi drammatici sviluppi in Armenia vengono in gran parte trascurati dall’informazione, eppure sono la prova del crollo catastrofico della politica estera russa in una regione estremamente importante



L'Azerbaigian non è l'Ucraina e l'Armenia non è la Russia. L'Armenia è una repubblica democratica in cui le proteste su larga scala contro il governo sono normali. L'Azerbaigian è uno stato dispotico ed  ha un confine comune con la Russia, a differenza dell’'Armenia, che non ne ha 


Pensare in blocchi non è utile, non ci stiamo preparando ad un seguito della Guerra Fredda tra Good Democracies e Evil Autocracies. Il mondo è un posto complicato, complesso


Putin ha completamente fallito la missione di pacificazione della Russia nel conflitto. Non è riuscito a prevenire la guerra nel 2020, anche se aveva tutti i mezzi per farlo. Stava preparando la propria invasione e non voleva sfidare Erdogan. 


Sicuramente non riesce a prevenire lo spargimento di sangue ora, perché l'esercito russo sta annegando in un pantano in Ucraina, invece di stare dove potrebbe effettivamente essere utile. L'Armenia ha contattato Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, che nel 2020. 

erano stati designati come moderatori


Ora, il viaggio urgente di Nancy Pelosi a Yerevan è un riconoscimento che la Russia non è più un garante della sicurezza nella regione. 


L'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva 

(CSTO) non è riuscita a sostenere l'Armenia quando questa lo ha esplicitamente richiesto. Nel 2020, Putin ha dichiarato che gli armeni dovrebbero incolpare se stessi per non aver chiamato Karabakh il proprio territorio. Mancava anche questa scusa, quindi CSTO ha semplicemente detto agli armeni di stare zitti. 


Con le attuali lotte tra Kirghizistan e Tagikistan, due membri della CSTO, l'organizzazione semplicemente non riesce a fornire alcuna sicurezza. 

Putin sperava di creare spaccature all'interno della NATO, ma nel frattempo il suo stesso blocco sta crollando. 

Greg Ydin, Capo di Filosofia politica alla Scuola di scienze Sociali ed Economiche di Mosca, lancia alla regione in conflitto una saggia raccomandazione:

"Stai lontano dall'edificio che cade".

La Russia è un impero in caduta e il suo crollo creerà molta instabilità. 

venerdì 8 luglio 2022

PUTIN E IL NUOVO COLONIALISMO: LA POLITICA DELLA FAME

La Russia ha un piano preciso per la fame. Vladimir Putin si prepara a far morire gran parte del mondo in via di sviluppo come fase successiva della sua guerra in Europa. 


In tempi normali, l'Ucraina è uno dei principali esportatori di generi alimentari. Ma ora, il blocco navale russo impedisce a quel Paese di esportare grano. 

Se questa condizione dovesse protrarsi, decine di milioni di tonnellate di cibo marcirebbero  nei silos e decine di milioni di persone, in Africa e in Asia, morirebbero  di fame. 

L'orrore del piano per la fame di Putin è così grande che si fatica a comprenderlo. Meglio ignorarlo, fingere che non esista. Questo stanno facendo capi di Stato di alcuni Paesi, almeno, quelli che rivendicano la propria neutralità; tutti gli altri, sono complici. 


Si tende anche a dimenticare quanto il cibo sia centrale per la politica. Alcuni esempi storici possono aiutare. 


L'idea che il controllo del grano ucraino possa cambiare il mondo non è nuova. Sia Stalin che Hitler la contemplarono. 

Per Stalin, la terra nera dell'Ucraina doveva essere sfruttata per costruire l’economia industriale dell'URSS. Fu così che l'agricoltura collettivizzata uccise circa quattro milioni di ucraini. 


E quando le persone iniziarono a morire in gran numero, Stalin incolpò gli stessi ucraini. La propaganda sovietica chiamava "nazisti" coloro che attiravano l'attenzione sulla carestia. 


I nazisti, quelli veri, avevano idee correlate. Piaceva anche a loro l'idea di controllare l'agricoltura ucraina.

Hitler desiderava trasportare il grano ucraino dall'Unione Sovietica alla Germania, nella speranza di ridurre alla fame milioni di cittadini sovietici. 


La seconda guerra mondiale è stata combattuta per l'Ucraina-e, in misura considerevole in Ucraina- tra dittatori che volevano controllare gli approvvigionamenti alimentari. 


La politica della memoria russa ha preparato pertanto la strada al piano per la fame del 21° secolo. 

Ai russi viene detto che la carestia di Stalin è stata un incidente e che gli ucraini sono nazisti. Questo fa sembrare accettabili il furto e il blocco. 


Il piano per la fame di Putin, credo intenda lavorare su tre livelli.


  1. In primo luogo, è parte di un più ampio tentativo di distruggere lo stato ucraino, tagliandone le esportazioni. 
  2. Vuol favorire lo spostamento massivo di rifugiati dal Nord Africa e dal Medio Oriente, aree solitamente alimentate dall'Ucraina. Ciò, allo scopo di generare instabilità nell'UE. 
  3. Infine, l’orrore di una carestia mondiale; sfondo necessario per una campagna di propaganda russa contro l'Ucraina.


Quando, con il diffondersi della fame, dovessero iniziare le rivolte per il cibo, la propaganda russa incolperebbe l'Ucraina e chiederebbe il riconoscimento delle conquiste territoriali, con la revoca di tutte le sanzioni. 


Insomma, per vincere la sua guerra in Europa, la Russia ha in programma una carestia diffusa tra Asia ed Africa. È questo il nuovo livello di colonialismo: ultimo capitolo della politica della fame. 

lunedì 9 maggio 2022

Che cosa significa per Putin e per il ‘'mondo russo’' essere nazisti


Non una dittatura totalitaria, né la soppressione del dissenso o la severa censura dei media, non la retorica aggressiva diretta ad altri paesi e popoli, o i massacri e il costante dichiarare la loro inferiorità rispetto alla propria superiorità. No, i "nazisti" non si trovano in quei paesi dove i segni di nazismo sono reali e ben evidenti. Per la  Russia è un nazista chiunque non ne condivida il pensiero e il modo di vivere. Chiunque se ne distacchi e chi con questo distacco simpatizzi è nazista.

Perché la Russia non finisce dove passano i suoi confini, bensì prosegue per una distanza indefinita relativa alla  forma del cosiddetto "mondo russo". 

E se qualcuno è contrario al concetto di questa Russia allargata e non vuole l'espansione incontrollata del "mondo russo", allora è un nemico della Russia, il che significa che è sicuramente un nazista. 

E i nazisti più terribili, in questa "logica", sono, ovviamente, gli ucraini. Perché, in primo luogo, vivono sfacciatamente sul territorio del "mondo russo".  E, in secondo luogo, rifiutano l'opportunità data loro di dissolversi in questo "mondo russo" e rinunciare alla loro identità "sbagliata". Dopotutto, gli è stato detto che fanno parte del divino popolo russo ;detto e ribadito dal patriarca Kirill di Mosca e di tutte le Russie che  celebrando la Divina Liturgia nella Cattedrale di Cristo Salvatore, a Mosca, ha pronunciato un sermone infuocato per giustificare le cause della guerra. Lo ha fatto appoggiando il discorso di Putin sull’Ucraina, impostato sugli stessi toni apocalittici : “Ciò che accade oggi… non riguarda solo la politica… Riguarda la salvezza dell’uomo, il posto che occuperà alla destra o alla sinistra di Dio Salvatore, che viene nel mondo come Giudice e Creatore dell' Universo”.


Ormai è noto che, nella sua evoluzione, la Chiesa ortodossa russa si è posta come l’ultimo dei paladini della morale sociale e dei suoi valori tradizionali, in un contesto di “guerra culturale” contro un Occidente “decadente”. 

D’altro canto, la Chiesa ortodossa  e il Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa, (FSB) sono le uniche grandi istituzioni centrali ad essere sopravvissute al crollo del sistema comunista. Era inevitabile che si innestassero organicamente al regime di Putin? Non so. 

Quel che è certo è che lo Zar sta dicendo all’Ukraine: sii felice per l’onore che ti è stato concesso e smettila di deformare la lingua russa!  Agli ucraini, pensa che fortuna, sarebbe concesso di esibirsi in canti e balli, e persino di pubblicare libri di ricette sulla cucina locale.

Invece loro non ne vogliono sapere di liquefarsi per tornare a quel porto natale. Anzi, lottano e muoiono in battaglia pur di rivendicare il diritto ad essere ciò che oggi sono. 

Questa fiera ostinazione fa degli ucraini, agli occhi della Russia, dei nemici. Come nemici sono: svedesi, polacchi e australiani con canadesi. Con l’aggravante di essere anche dei traditori. 

E i traditori non vengono risparmiati. 

Resta da vedere come Putin intende comportarsi con i 40 paesi che secondo il suo punto di vista sono adesso un "Hitler collettivo": l’Unione Europea, il Regno Unito, gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia e la Nuova Zelanda 

giovedì 5 maggio 2022

PERCHÉ L’APPARTENENZA ALLA NATO DA PIÙ SICUREZZA AI VICINI DELLA RUSSIA

Poiché l'argomento in base al quale la NATO avrebbe spinto la Russia a comportarsi in modo aggressivo contro i Paesi confinanti continua a emergere, una considerazione minima si può fare. 

È presumibilmente realistico che la Russia abbia percepito l'allargamento della NATO come una minaccia ed abbia dovuto reagire per difendere i suoi interessi di sicurezza. 

Però, questa affermazione è insostenibile se vista da una prospettiva liberale sulle relazioni internazionali, dove l'ordine basato sulle norme europee implica il principio che gli stati hanno il diritto di scegliere le proprie soluzioni di politica di sicurezza. 

La NATO è un'alleanza di difesa che non mira attivamente ad allargarsi, ma può accettare nuovi membri che ne chiedono l'adesione. 

Guardato realisticamente, il desiderio della Russia di ampliare la sua sfera di influenza non è emerso come risultato dell'allargamento della NATO, ma ha radici secolari nella storia. La Russia era troppo debole negli anni '90 per mantenere il suo impero, ma quando si è rafforzata all'inizio degli anni 2000, l'urgenza di riguadagnare la propria influenza è riemersa.

Ma si tende a dimenticare che la Russia non aveva rinunciato all'idea di avere un ruolo privilegiato nello spazio post-sovietico nemmeno negli anni '90. 

Ha dovuto accettare l'adesione degli Stati baltici alla NATO in un momento in cui era debole ed economicamente dipendente dall'Occidente, ma ha sempre visto Ucraina, Bielorussia e altri paesi come appartenenti alla sua sfera di influenza. 

La domanda fondamentale è questa: l'Occidente avrebbe dovuto riconoscere o accettare tranquillamente la sfera di influenza della Russia per il bene della stabilità europea?

NO, perché questo non avrebbe portato, e non porterà mai, stabilità duratura.

Se costretti sotto il dominio della Russia contro la loro volontà, i suoi vicini si sentirebbero insicuri, oppressi e mirerebbero costantemente a liberarsi. L'appartenenza alla sfera di influenza russa è ciò che nessuno dei suoi vicini desidera.

La Russia potrà mai trovare un modo per costruire relazioni di buon vicinato con i suoi vicini più piccoli senza cercare di dominarli e opprimerli? Può smettere di sentirsi minacciato dall'indipendenza dei suoi vicini?

La storia non ci permette di essere ottimisti.

Infine, gli Stati baltici sono oggi la parte più stabile dei confinanti europei con la Russia, grazie alla loro appartenenza alla NATO. Tutti gli altri sono più vulnerabili e cercano modi per garantire la propria sovranità e libertà.

Quindi, la NATO resta ancora la soluzione ottimale.

martedì 19 aprile 2022

Da Kiev al Donbass: perché la battaglia sarà diversa

Ora che la Russia ha spostato ad est la grande offensiva, il prossimo mese sarà potenzialmente decisivo per l'Ucraina


La tragedia scoperta tra le macerie di Buca e Borodianka ha oscurato ogni la vittoria di Kiev, tuttavia, la sconfitta delle forze russe nel nord segna un punto di svolta nella guerra. A medio termine, l'Ucraina sopravviverà, ma i suoi soldati non hanno avuto tregua.

Il Donbas è in guerra da otto anni. Più di 90 soldati ucraini sono stati uccisi nel 2021 difendendo la linea di contatto. Dalla fine di febbraio le posizioni ucraine sono state regolarmente sotto il fuoco dell'artiglieria, con civili mobilitati dalle città di Donetsk e Luhansk occupate dai russi che si sono spinti fino alle trincee ucraine. L'obiettivo dei russi è stato quello di tenere occupate le 40.000 truppe ucraine delle forze congiunte (JFO), impedendo loro di influenzare i combattimenti a Mariupol, Charkiv o Kiev.

Dopo aver sequestrato un corridoio di terra da Rostov a Kherson, le forze di Putin hanno tagliato le linee di rifornimento a Donetsk, quindi, da Charkiv, hanno completato l'accerchiamento.



Le difese aeree russe hanno una buona copertura sul Donbass, lo dimostrano gli attacchi di queste ore su Mariupol.

Allo stesso tempo, i russi devono affrontare una sfida difficile. Le forze ucraine della JFO comprendono alcune delle unità più professionali e più motivate del paese. I russi hanno un vantaggio nella potenza di fuoco, ma combatteranno a parità numerica.
Se il loro piano è circondare la JFO dovranno difendere il cordone da entrambe le parti, e mentre i soldati russi sono ora meglio preparati, il morale basso rimane un problema in molte unità russe.

Dopo aver impegnato la maggior parte delle sue forze, il presidente Vladimir Putin deve raggiungere i suoi obiettivi prima della parata del 9 maggio, del giorno della vittoria, o affrontare,
altrimenti, un costante esaurimento e declino del potere di combattimento da parte delle truppe. È probabile che questo incoraggi il regime ad applicare molti dei suoi sistemi di armi più devastanti. Se #Putin fallisce, dovrà cercare una via d’uscita o dichiarare  la guerra mobilitando le riserve.
Ciò significherebbe abbandonare la finzione che la guerra in Ucraina sua semplicemente un'"operazione speciale".


Per l'esercito ucraino le priorità per la battaglia nel Donbass riguardano la  fornitura costante di missili anticarro e sistemi di difesa aerea. Avrà anche bisogno di munizioni per colpire le difese aeree e l'artiglieria russa,  consentendo agli elicotteri ucraini di rifornire unità isolate. Serve mobilità protetta per spostare le truppe in sicurezza verso nuove posizioni difensive.


Il tasso di perdita di equipaggiamento ucraino nel Donbass è molto più alto che nella prima fase del conflitto.  Ai Paesi che hanno fornito supporto bellico all’Ukraine, oggi si è aggiunta l’Olanda per voce del Primo Ministro, Mark Rutte, che ha detto
«mentre la #Russia inizia una nuova offensiva, abbiamo espresso il nostro sostegno all’#Ukraine inviando materiale pesante, compresi veicoli blindati»

Gli Stati Uniti stanno dando la priorità alla consegna di obici (armi a distanza) . Se li consegneranno in fretta, come hanno fatto con le forniture più recenti, potranno entrare in azione molto presto.

Secondo l’esperto Phillips O'Brien, se l’informazione in base alla quale la Russia avrebbe 76 BTG (gruppi tattici di battaglione)
in Ucraina, «va detto che non è molto per lanciare una grande offensiva»



giovedì 31 marzo 2022

GIRKIN E IL PROBLEMA DEL DONBASS


Nel 2014, Igor Girkin, detto il cecchino, è diventato il volto della ribellione nella regione ucraina del Donbas contro il nuovo governo a Kiev. 

Non era nemmeno ucraino, Girkin, ma un russo con forti visioni nazionaliste ed un passato nel Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa, noto con la sigla FSB, e successore del KGB. 

Era un veterano dei conflitti scoppiati nell'ex Unione Sovietica dopo il suo crollo, e della Cecenia 

Nel febbraio del 2014, dopo la fuga dall’Ucraina del  presidente filo-russo Yanukovych, Girkin aveva contribuito a creare le condizioni per l'annessione della Crimea, per poi passare al Donbas, divenendo ministro della difesa dell'auto-proclamata Repubblica Popolare di Donetsk'.

Qui, ha contribuito a trasformare quello che avrebbe potuto essere un semplice disordine irregolare in un conflitto violento. Fino a che ha litigato con Mosca. 

Per due motivi:

-In primo luogo attirava troppa attenzione, soprattutto dopo essere stato coinvolto nell'abbattimento dell'aereo di linea malese - MH17 - e per il quale ora è stato processato (in contumacia) nei Paesi Bassi. 

-In secondo luogo, non era d'accordo sugli obiettivi politici. Voleva che il territorio del Donbas (e oltre, se possibile) seguisse il destino della Crimea per entrare a far parte della Federazione Russa. 

Putin tentennava. Militarmente, sarebbe stato certamente più facile allora di quanto lo sia oggi, ma, Putin, avrebbe preferito lasciare il Donbas all’Ucraina, sotto forma di una nuova costituzione che avrebbe garantito diritti extra, quindi, la possibilità di influenzare, in un secondo tempo, la futura direzione politica di Kiev. 

E Girkin, che pensava fosse un'occasione persa, fu ordinato di tornare in Russia e stare zitto. 




PUTIN E IL DILEMMA DEL DONBAS



Per seguire la sua strategia preferita, Putin dovette prima fermare i separatisti che perdevano contro le forze ucraine. Lo fece nell'agosto del 2014,  inserendo nella battaglia forze regolari russe. 

Dopo aver inflitto pesanti colpi all’esercito ucraino, accettò i colloqui per il cessate il fuoco, che portarono agli accordi di Minsk in settembre; accordi leggermente rivisti nel febbraio successivo, dopo ulteriori combattimenti e, in pratica falliti, perché mai attuati. 


Vi sono molte interpretazioni sul perché Putin abbia scatenato questa guerra. 

Non ultimo il ruolo della NATO e le richieste di un nuovo ordine di sicurezza. 

Ma il punto centrale resta  sempre l'Ucraina, e l'incapacità di Putin di accettarla come uno stato indipendente, che sta rinunciando ai suoi legami storici con la Russia per avvicinarsi sempre più all'Occidente.


Così, mentre Putin sviluppava i suoi piani, Girkin definiva la sua ex enclave una discarica, con i suoi abitanti in condizioni peggiori di quelle che avrebbero avuto in Russia o in Ucraina.

Quando Putin organizzava  un massiccio accumulo di forze intorno all'Ucraina, Girkin era scettico, ritenendo che fossero insufficienti per completare la piena invasione del Paese. Sospettava che Putin, al massimo, avrebbe tentato un'operazione limitata al  Donbass.


Ora, dopo un mese di guerra, Girkin sottolinea quanto catastroficamente errata sia stata la valutazione delle forze ucraine da parte di Mosca, e segnala il rischio di una lunga, debilitante e sanguinosa guerra. Vede il conflitto in termini apocalittici. 

Tuttavia, la sua reazione non è quella di abbandonare la guerra, ma di raddoppiarla, raccogliendo maggiori riserve dall'interno della Russia; mettendo l'intera economia sul piede di guerra; interrompendo tutti i negoziati con Kiev; cercando di conquistare più territori da annettere alla Russia. 

La guerra, insiste, deve essere completamente vinta

o sarà completamente persa.


EVITARE LA SCONFITTA


Girkin stesso, ora, è una figura di poca importanza, ma la linea che sta proponendo, e il consiglio impossibile che sta dando, indica quanto sia alta la posta in gioco per Putin. L'attenzione occidentale è naturalmente attratta da quelle persone coraggiose che sulle strade russe protestano contro una guerra crudele e catastrofica. La speranza di una sorta di cambiamento di regime a Mosca, comunque possa essere organizzato, trasmette il desiderio di una figura più ragionevole e meno ossessiva di Putin. Qualcuno pronto a porre fine alla guerra e a ristabilire relazioni amichevoli con il resto del mondo. Ciò consentirebbe di superare le sanzioni e dare inizio alla massiccia ricostruzione dell'Ucraina.


Per il momento, è importante notare che sono i nazionalisti ad essere i più stimolati dall'aggressione di Putin, e che saranno loro i più angosciati se il piano dovesse fallire. 

Mentre le crepe cominciano ad apparire persino sui media controllati dallo stato, Putin non mostra alcun segno di cedimento su quelle che ritiene essere richieste fondamentali. Non osa confermare la debolezza della sua posizione.


Nella sua dichiarazione del 25 marzo, il vice ministro della Difesa russo aveva annunciato che la prima fase dell'operazione era stata conclusa con successo, con ingenti danni alla macchina militare ucraina, e che ora l’operazione si sarebbe concentrata sull'obiettivo principale: il Donbas. 

Questo sembrava lasciare Kiev e Chernihiv fuori dall’escalation dei violenti bombardamenti. 

Ma il vero scopo era quello di riorganizzarsi per prepararsi a nuove offensive.

Un  nuovo focus di missili e granate hanno continuato a colpire ogni tipo di obiettivi, sia civili che militari, a Chernihiv, a Kiev e altrove.

I negoziati devono ancora registrare progressi concreti. Il presidente Macron, che punta più di tutti a mantenere le comunicazioni con Putin, è stato deluso nei suoi ultimi sforzi di stabilire un corridoio umanitario a Mariupol, per portare soccorso e permettere ai civili di fuggire.


Lo stato della guerra diventerà più chiaro nei prossimi giorni, ma non c'è motivo di dubitare che un certo grado di attenzione sia stato imposto all'esercito russo, in apparente difficoltà. 

Gli eserciti riuniti per invadere l'Ucraina sono stati frustrati, esauriti, in termini di fatica e di forniture. La logistica e il morale sono problemi da affrontare con urgenza, sia per l’alto numero di  vittime che per le attrezzature perse. Attualmente, a causa delle controffensive ucraine, 

i russi non sono più in grado di  mantenere tutte le posizioni al di là della regione del Donbas.  Il ritiro da Kiev consente la ridistribuzione di  forze che possono essere utilizzate per raggiungere  l'obiettivo principale: il Donbass, appunto. 

I rinforzi arriveranno, ma, sulla base delle informative, poche saranno le unità d'élite, molte coinvolgeranno truppe non disposte ad entrare in servizio, e l'equipaggiamento preso dalle riserve sarà obsoleto


Tutto ciò significa che per i russi sia concretamente più conveniente concentrarsi solo sul Donbas. 

Ed esorta il presidente Zelensky a vedere in questo un'opportunità per porre fine alla guerra. 

Altri si chiedono perché Putin non abbia semplicemente fatto del Donbass il suo unico obiettivo fin dall'inizio, invece di cercare di soggiogare tutta l'Ucraina e installare un nuovo governo a Kiev.


UN PREMIO DI CONSOLAZIONE?


Questa è una domanda che vale la pena affrontare, perché ci riporta al ruolo del Donbass, in tutta la drammaticità  di questa triste storia. Ci ricorda perché, gli obiettivi politici e militari, non possono essere discussi separatamente l'uno dall'altro.


Nei giorni che precedettero l’'invasione, la narrazione russa riguardava la minaccia genocida dell'Ucraina nel Donbass. 

I separatisti rimarcavano la necessità di evacuare i civili in Russia per la loro protezione dai  bombardati  ucraini.

Il 21 febbraio, Putin convoca  la riunione del suo Consiglio di Sicurezza: sul tavolo, la questione se la Russia dovesse riconoscere (ma non annettere) gli staterelli indipendenti di Donetsk e Luhansk. 

Alla fine della giornata si decide che si, in effetti, la Russia li avrebbe riconosciuti 

ed avrebbe garantito la loro   sicurezza. 

Il 24 febbraio, quando Putin annunciò le ragioni  dell'invasione, spiegò:

"Cercheremo di smilitarizzare e denazificare l'Ucraina, così come porteremo a giudizio coloro che hanno perpetrato numerosi crimini sanguinosi contro i civili, cittadini della Federazione Russa."


La rapida escalation delle preoccupazioni russe ha portato alla drammatica conclusione che solo con un cambio di regime a Kiev sarebbe stata garantita la sicurezza di questi territori.


Questo spiega, in parte, perché Putin non ha preso il Donbas nel 2014, quando aveva la possibilità di farlo. 

Ma c’erano altre ragioni a trattenerlo. 

-In primo luogo, il territorio non esprimeva un gran desiderio di unirsi alla Russia. Governarlo, sarebbe stato  difficile e costoso. 

-In secondo luogo, le sanzioni occidentali imposte alla Russia sarebbero state

molto più severe rispetto a quelle che seguirono  l'annessione della Crimea. 

-In terzo luogo, si sarebbe creato un nuovo confine tra Russia ed Ucraina che avrebbe richiesto un maggiore sostegno da parte dall'Occidente.


Tutte queste considerazioni sono valide ancora oggi.

Finché Putin rimarrà al potere, l'alienazione dell'Ucraina dalla Russia sarà completa, essa si integrerà ancor di più con l'Occidente. 

Fintanto che il territorio ucraino sarà occupato, le severe sanzioni rimarranno in vigore e gli ucraini manterranno alta la pressione su qualsiasi nuova linea di cessate il fuoco che lasci il loro territorio sotto il controllo russo. 

Il loro esercito, peraltro, non può più essere sottovalutato dalla Russia. Governare e controllare l’Ucraina creerà problemi immensi. La Russia ha distrutto la vita delle persone che si proponeva di “salvare”. Il risultato è stato quello di aver incenerito e spopolato città, con un residuo di abitanti  distanti ed ostili, pronti a resistere e sostenere insurrezioni. 

Questo è il motivo per cui prendere il Donbas non è un premio di consolazione soddisfacente per Putin, figuriamoci per coloro che gli chiedono di attenersi ai suoi obiettivi massimalisti. 

È semplicemente una ricetta per la continua instabilità, che trasforma la follia di Putin del 2014  in una catastrofe ancora più grande, che impoverisce le risorse economiche e militari della Russia.


In tutte le ricerche per un accordo di pace è difficile evitare la conclusione che non vi siano buoni risultati per la Russia. Ha inflitto enormi costi umani, politici ed economici a se stessa, così come all'Ucraina. Nulla di ciò che Mosca può ora ottenere può superare tali costi. Se non è in grado di raccogliere un'offensiva finale per raggiungere i suoi obiettivi originali, non c'è una formula che permetta a Putin di fingere che tutto questo sia stato utile e che abbia ottenuto esattamente ciò che era stato previsto. Come ha osservato Igor Girkin, avrà perso completamente, così come una volta sperava di vincere.

mercoledì 30 marzo 2022

UCRAINA: UN SUPPORTO AEREO PER FERMARE LA CARNEFICINA.

L'invasione dell'Ucraina da parte di Vladimir Putin è arrivata al 31º giorno.

Mentre i combattimenti infuriano alla periferia di Kiev, altri assalti sono in corso a Mariupol e in altre città ucraine

Mariupol è una città industriale e portuale, a sud della regione di Donetsk; sito che i russi vogliono sia loro ad ogni costo,  nonostante i desideri e i pareri dei residenti.

Anche Kharkiv, città di 1,4 milioni di abitanti nell'est dell'Ucraina, è stata trattata con brutalità per aver rifiutato di arrendersi.
Nelle città occupate di Kherson e Melitopol, nel sud dell'Ucraina, cittadini pacifici hanno pubblicamente rifiutato lo status temporaneo di «occupati».  In gruppi e disarmati si sono recati nelle piazze sventolando la bandiera blu e gialla dello Stato ucraino, di cui si sentono e vogliono essere parte.

La città di Odesa, abitata per la maggior parte da cittadini di lingua russa, è pronta per un'offensiva dal mare e dall'aria.

L'invasione dell'Ucraina da parte del presidente russo Putin, ha provocato una  carneficina in uno dei paesi più grandi d’Europa. E non è finita. Nonostante l'immensa perdita di vite dei soldati russi, gli attacchi alle città ucraine continuano a provocare innumerevoli morti civili, di cui Putin non si preoccupa affatto.


Le forze di terra dell'Ucraina hanno combattuto eroicamente. Hanno costretto il nemico a fermarsi in alcuni luoghi ed a ritirarsi in altri. Mentre i soldati delle forze terrestri di Putin finiscono in sacchi per cadaveri, l'Ucraina dovrebbe poter sferrare dall'aria il colpo decisivo per porre fine ai crimini di guerra commessi dai russi sul proprio territorio. 
La Corte penale internazionale sta già aprendo un'indagine su tali crimini, peraltro, più che evidenti.

Uno dei dibattiti più controversi svoltisi in Ucraina negli ultimi giorni è basato sul come fornire un supporto aereo che ponga fine alla macchina militare di Putin.

Vi sono modi  per farlo, con relative complicazioni. Ma anche le soluzioni sono a portata di mano.


NATO

Nel corso di questa guerra, e durante i preparativi, il capo della NATO, Jens Stoltenberg, ha ripetutamente dichiarato (come ha fatto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden) che non vi sarebbero stati soldati NATO (o americani) sul campo in Ucraina.




Mentre simili dichiarazioni avrebbero senso ad altri livelli, per Vladimir Putin rappresentano solo un incoraggiamento.
Ha capito, in sostanza, che la sua invasione non avrebbe incontrato resistenza, nemmeno quella del popolo ucraino, di cui ha colpevolmente e ingenuamente sottovalutato la forza e la determinazione.

Stoltenberg ha ripetuto più volte che la NATO non avrebbe fornito i mezzi aerei necessari per imporre una zona di interdizione al volo sull'Ucraina. Eppure esistono precedenti per la stessa NATO.

La logica è che un incidente tra un caccia russo ed uno che vola sotto bandiera NATO porterebbe alla Terza Guerra Mondiale.
Nessuno vuole una cosa del genere, ovviamente. Non siamo al dibattito accademico, in gioco ci migliaia di vite umane.


UNA FORZA AEREA FORMATA DA VOLONTARI

Quando in Ucraina si è presa in considerazione la necessità di dover sfidare la grande potenza aerea della Russia, qualcuno ha lanciato l'idea di un'aviazione volontaria. Si tratta di un'impresa complessa, che richiede piloti esperti, aerei abituati a volare, armamenti ed equipaggi di terra.


Per la messa a punto di questa operazione, ho parlato con un pilota di caccia in pensione,  il quale ha formulato alcune valutazioni.

Nei paesi vicini: Ucraina - Romania e Croazia esiste una flotta di MiG-29, MiG-21, Sukhoi 22 e Sukhoi 25 aerei. Una settantina di mezzi in tutto , pronti al combattimento.


I piloti ucraini e gli equipaggi di terra conoscono questi aerei, sono operatori esperti, così come lo sono molti piloti di caccia provenienti da tutta la regione, che si dicono pronti ad arruolarsi come volontari. Pilotare questi jet contro le forze di invasione significherebbe colpire le posizioni di artiglieria russa da una distanza di sicurezza tale da risparmiare le case dei cittadini ucraini.


Piloti di altre nazioni potrebbero aggiungersi alla missione.




UNA COALIZIONE DI NAZIONI

Un ex coordinatore delle Nazioni Unite in Ucraina, l'ambasciatore Francis M'O'Donnell, ha sostenuto che una coalizione internazionale di supporto aereo per l'Ucraina è possibile.
O'Donnell delinea un quadro in cui l'Assemblea generale delle Nazioni Unite potrebbe incaricare la coalizione di agire sulla base del principio della responsabilità di protezione. L’argomentazione è valida, e l'attesa di un mandato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite è persino inutile, perché esiste un precedente per l'attività unilaterale d'aviazione in un altro paese, precedente stabilito proprio da Vladimir Putin.
Quando Putin ha inviato la sua potenza aerea per sostenere il dittatore siriano Bassar al-Assad -missione in cui l'aviazione russa ha commesso crimini di guerra (come bombardare convogli di aiuti umanitari)- la sua unica giustificazione è stata: «Siamo qui su invito del governo legittimo»

La Russia ritiene che, di per sé, questo sia tutto ciò di cui ha bisogno l'aviazione di un paese per andare in aiuto di un altro. Pertanto, Putin non potrà lamentarsi.

Oltre a quello offerto da Putin,  altri esempi nella storia ci dicono che tale azione è legittima. La Svezia, per esempio, andò in aiuto della Finlandia nel 1939. Vi sono indicazioni che la Polonia potrebbe essere il primo paese ad aderire alla proposta. Altri potrebbero seguirne l’esempio.
Se l’alleanza si concretizzasse, il messaggio sarebbe inequivocabile, vorrebbe dire che: l'aggressione della Russia non sarà tollerata; che il massacro di innocenti da parte di Putin è un crimine di guerra che la comunità internazionale non perdonerà; che il governo dell'Ucraina è riconosciuto, nonostante la propaganda russa lo accusi di essere costituito da nazionalisti radicali e nazisti.

L'unica cosa che Putin rispetta è la forza. L'unica cosa necessaria, dunque, per proteggere i cittadini ucraini dai pericoli che arrivano dal cielo, è una contrapposizione della medesima potenza.


USA: Putin responsabile della crisi alimentare globale

Secondo il Dipartimento di Stato americano, la Russia sta bloccando nel Mar Nero almeno 90 navi cariche di cibo. 

Il vice capo del Dipartimento di Stato americano, Wendy Sherman, ha dichiarato che almeno tre unità da carico civili sono state colpite, e 
ritiene che il presidente russo Vladimir Putin sia il diretto responsabile della crisi alimentare globale. 
"Le conseguenze della guerra di Putin si estendono ben oltre i confini dell'Ucraina, ponendo una minaccia diretta alla sicurezza alimentare mondiale. Putin ha creato questa crisi alimentare e solo lui può fermarla", scrive Sherman nel suo ultimo tweet 

Le navi bloccate nel Mar Nero caricano in genere riserve alimentari che, raggiunto il Mediterraneo, vengono immesse nel mercato mondiale.  
Dall’inizio della guerra in Ucraina, però, sono molti i vettori che rifiutano di inviare le proprie navi nel Mar Nero, a causa della minaccia rappresentata dalla presenza delle forze russe.
La regione del Mar Nero supporta il 75% delle esportazioni mondiali di olio di girasole, il 30% delle esportazioni di grano e altro. Ma la guerra di Putin impedisce ogni movimento mercantile dall’Ucraina. 
Dice ancora Sherman: «L'incessante bombardamento delle città ucraine e delle infrastrutture chiave è la causa immediata di una delle crisi umanitarie in più rapida crescita mai vista da decenni»

martedì 29 marzo 2022

L’errore di aver sopravvalutato i russi e sottovaluto gli ucraini.

In base alle informazioni di cui erano in possesso, gli Stati Uniti davano per scontata e quasi immediata la vittoria di Putin nell’invasione dell’Ucraina.


 


I funzionari statunitensi erano convinti che Kiev sarebbe caduta entro due giorni. Ne sono passati 30. 

La lentezza dell’avanzata, le perdite subite ogni giorno dalle truppe russe, stanno intaccando questa  visione, eppure, un'ipotesi residua che prima o poi Mosca possa riuscire piegare e schiacciare la resistenza ucraina, ancora permane. Ma, nonostante i russi insistano con le loro brutalità sconfinando persino in crimini di guerra, non riescono ad indebolire la volontà di combattere dell'Ucraina. Dopo più di un mese di guerra, gli invasori stanno perdendo - e non c'è motivo di aspettarsi un improvviso capovolgimento della situazione .
Gli ucraini hanno dimostrato di essere difensori abili e coraggiosi, in grado di gestire  perfettamente le armi fornite dall'Occidente. Resistono al potere aereo russo e logorano gli invasori   indebolendone le linee di rifornimento 


"Gli ucraini usano un drone che fornisce immagini termiche"-scrive un corrispondente di guerra britannico del New Lines Magazine. "Fa così freddo, che i soldati tengono accesi per tutta la notte i motori dei carri armati. Il drone ucraino, che sorvola i boschi nell'oscurità, capta la presenza del calore emesso dagli scarichi attraverso immagini bianco su nero. Ed è così che l’artiglieria Ucraina, guidata dal drone, si muove per colpire  i puntini bianchi, uno ad uno. 


I russi, con il loro sistema di comando eccessivamente centralizzato e la mancanza di sottufficiali esperti, non riescono ad anticipare le tattiche ucraine. 
"I russi non hanno immaginazione", dicono gli americani. 
Pare che l’esercito di Putin non abbia un solo comandante a capo della guerra, in violazione del fondamentale principio militare basato sull’ unità di comando. Le truppe, secondo alcuni gli esperti militari, opererebbero spesso a mire incrociate, sarebbero state distribuite poco e male su un paese più esteso della Francia. 

Dopo aver abbattuto gli invasori, gli ucraini sono ora passati all'offensiva. Contrattacchi intorno a Kiev hanno appena liberato il sobborgo di Irpin e respinto indietro i russi di almeno 20 miglia. Gli invasori hanno un  raggio d’artiglieria che non arriva più al centro della città; le difese aeree ucraine contrastano bombardamenti 
pesanti consentendo alla capitale il ritorno ad un minimo di vita.  
Le forze ucraine hanno anche riconquistato Trostianets, ad est, riaperto la strada per Sumy, una capitale regionale. Stanno inoltre avanzando per alleviare la pressione sulla seconda città del paese, Charkiv. E mentre i russi potrebbero aver preso quel che resta della distrutta Mariupol a sud, il Pentagono controbatte che non hanno più il pieno controllo di Kherson, l'unica capitale regionale catturata nella loro offensiva iniziale.


Perdita di obbiettivi , di risorse, di uomini. Questo sta accadendo agli invasori. La scorsa settimana, a seguito di un attacco missilistico ucraino, la marina russa ha perso una grande nave da sbarco . 
La NATO stima che siano morti dai 7.000 ai 15.000 soldati russi; 30.000 sarebbero stati feriti o fatti prigionieri. 
Il numero delle perdite sovietiche in Ucraina si sta avvicinando a quello raggiunto in 10 anni di guerra in Afghanistan negli anni '80. I caduti includono sette generali e molti altri ufficiali. Circa il 20 per cento dei gruppi tattici del battaglione russo sono ritenuti "inefficaci in combattimento."

La Russia sta lottando per recuperare le perdite di uomini e materiali, ma con difficoltà.
Lo Stato Maggiore ucraino sostiene che molte delle attrezzature militari nei depositi di rifornimenti russi sono inutilizzabili, con motori spogliati di molti pezzi indispensabili. 
Il comandante di un reggimento si è suicidato, dopo aver scoperto che la maggior parte dei suoi carri armati erano irrimediabilmente fuori servizio. 
Il morale tra le forze russe in Ucraina è così basso
che un comandante di brigata è stato investito e ucciso da un carro armato guidato dai suoi stessi uomini, esasperati dalle pesanti perdite subite. 

Questo non è certo il ritratto di un esercito che sta per sconfiggere l'Ucraina. 

I russi potrebbero perciò ridimensionare le proprie ambizioni. Un portavoce del ministero della difesa russo ha affermato che la presa della regione del Donbas orientale sarebbe, in sostanza, l’"obiettivo principale" e che l'attacco a Kiev avrebbe avuto il solo scopo di fermare i rinforzi da est.

Assurda, per gli analisti militari, questa nuova versione dei piani. In realtà, la cattura di Kiev sarebbe stato principale obbiettivo russo. Concentrarsi sul Donbas potrebbe “salvare la faccia” e fornire all’invasore Vladimir Putin la via uscita dal pantano.

L'intera campagna russa in Ucraina è stata un disastro costruito su menzogne  e vagheggiamenti, fallita per incompetenza e malafede.
L’Occidente ha sopravvalutato i russi e sottovaluto gli ucraini.