lunedì 5 dicembre 2016

NON HA VINTO LA COSTITUZIONE. HA VINTO L'ODIO CONTRO UN UOMO











No, non è la Costituzione ad uscire vincitrice da questo referendum. Né la democrazia, che si concretizza nel miscuglio di un calderone dove si girano, rigirano e crogiolano elettori in buona o cattiva fede, costituzionalisti incazzati per non aver potuto partecipare alla stesura della Riforma, giornalisti reazionari e stronzi-dentro, politici trombati o di parte.
Non ha vinto la Costituzione, ha vinto l'odio contro un uomo.
Un uomo arrogante, bugiardello, antipatico a tanti, ma che nella sua sfrontatezza ha cercato di sollevare questo Paese dall'immobilismo.
Quante volte in questi ultimi 30anni si è invocata - da destra a sinistra, passando per il centro- una profonda riforma della nostra Carta ormai in vigore dal 1° gennaio 1948?
E' da allora che ci portiamo avanti il sistema del bicameralismo perfetto. Ovvero una deliziosa, giocosa "navetta parlamentare" per cui una legge, per poter essere approvata, deve essere votata - nello stesso testo- sia alla Camera che al Senato. Se una della due aule propone modifiche scattano i noti, lunghissimi procedimenti dal momento che ciascuna camera può modificare per un illimitato numero di volte la proposta di legge. Un bel sistema, davvero. Sul fatto che le regole dovessero essere cambiate tutti erano d'accordo. Ci si è provato con ben tre bicamerali.

-Prima Bicamerale, Commissione Bozzi 1983-1985.

-Seconda Bicamerale, Commissione De Mita Iotti 1992-94

-Terza Bicamerale, Commissione D'Alema 1997-1998

 Tutti tentativi iniziati con tante chiacchiere e terminati in poca sostanza.

La riforma di Berlusconi del 2006, approvata a maggioranza assoluta dal parlamento, fu respinta dai cittadini con oltre il 61% di voti contrari. Oggi tutti i berlusconiani che in massa hanno optato per un secco NO sostengono che fosse una proposta migliore di quella appena sconfitta.



Di fatto entrambe vogliono porre fine al bicameralismo paritario e trasformare il Senato in camera di rappresentanza degli enti locali. Nella riforma Berlusconi, però, tale camera avrebbe dovuto anche legiferare su temi in cui le regioni hanno competenze in concorrenza con lo Stato.
E' questa la differenza rispetto alla riforma Boschi. Che accanto alla sia pur severa, drastica riduzione dei poteri del Senato, introduce finalmente il PROCEDIMENTO IN TEMPI CERTI, regolando i tempi a disposizione delle aule.

Politicizzando la riforma avete finito per penalizzarne il contenuto. Peccato.

D.BART








2 commenti:

  1. Posso anche condividere il tuo blog,anzi, merita condivisione però c'è da dire che Renzi un po' se la e' cercata.
    A partire con il piede sbagliato e' stato lui poi ha cercato di recuperare ma con tutte le volpi ( o jene) che sono
    Attorno....
    Non parlerei di odio , e poi la storia insegna:
    L'ultimo capo che ha provato a togliere poteri al senato fu Cesare ed in risposta ha ricevuto 23 coltellate.
    A Renzi non è andata poi così male!
    ��

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  2. Per quanto riguarda la riforma, abbiamo punti di vista molto diversi.
    Per l'odio su Renzi, ormai la politica è tifo. Tifo da stadio, che da decenni è scaduto in faziosità a tratti violenta. La cosa quindi non mi stupisce, perchè tra i primi ad attirarsi (consapevolmente o inconsapevolmente) tali strali e scontentare la maggioranza degli italiani in maniera trasversale. Parte di questa maggioranza non aveva mai votato o aveva smesso di votare, il che qualche riflessione dovrebbe suscitarla in Renzi. Lui sperava nel risultato di risvegliare le masse, solo che si sono risvegliate contro e non a suo favore. Un errore un po' grossolano per un politico incensato come nuovo "messia". Ma la prossima volta, se terrà conto degli errori commessi, magari gli va meglio. Anche se, per quello che penso di Renzi politicamente, mi auguro vivamente di no.

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