giovedì 29 dicembre 2016

Confermato cessate il fuoco in Siria, negoziati ad Astana

Vladimir Putin ha annunciato  che il governo siriano di Bashar Assad e i rappresentanti dell’opposizione hanno firmato un accordo per un cessate il fuoco esteso a tutto il Paese - con l’esclusione delle zone in mano a terroristi come l’Isis - a partire dalla mezzanotte del 30 dicembre. Dell’intesa saranno garanti Mosca, Ankara e Teheran. L’avvio di negoziati di pace - previsti per metà gennaio in Kazakhstan - darà a Mosca, la possibilità di avviare il ritiro di una parte delle proprie forze in Siria.
Si confermano così gli impegni presi dalla “trojka”,  partita la settimana scorsa da Mosca con l’impegno di trovare una soluzione alla crisi siriana. Con Vladimir Putin determinato ad assumere il ruolo-guida dell’operazione. Il presidente russo ha trascorso la mattina al telefono con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e con il premier greco per iniziare a consolidare il sostegno ai negoziati di Astana.
Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, aveva già  dichiarato che l’intesa a cui stanno lavorando russi e turchi prevede che tutti i foreign fighters presenti lascino la Siria, comprese le milizie sciite libanesi di Hezbollah, impegnate contro i ribelli dell’opposizione. E questo è un primo ostacolo che difficilmente Teheran accetterà di superare.
«Siamo a un passo da un accordo con la Russia - ha detto Cavusoglu -. Se tutto va bene, lo faremo. Russia e Turchia saranno garanti dell’intesa definita ad Ankara. Non c’è nulla di sicuro sull’adesione dell’Iran come garante».
Un secondo probabile ostacolo nasce dal ruolo di Assad, del quale la Turchia ha sempre chiesto l’uscita di scena. La Dichiarazione di Mosca fa presupporre una graduale transizione, un futuro cambio della guardia a Damasco con un esponente del clan alawuita di Assad, meno controverso dell’attuale presidente. Un compromesso tra i tanti necessari che richiede in questo caso, da parte della Turchia, una flessibilità tutt'altro che scontata.

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