mercoledì 19 agosto 2020

Yemen: le milizie Houthi cacciano gli ultimi ebrei.

Pulizia etnica nel Nord-Est del Paese.


In Yemen è iniziata la  pulizia etnica dei pochi ebrei rimasti nel paese.  Nel Distretto di Kharif sarebbero stati arrestati degli ebrei, poi costretti a firmare  documenti per vendere le proprie case ed ogni loro avere . 

Per poterli ricattare, e costringerli a lasciare lo Yemen, le milizie Houthi  hanno tagliato loro l’acqua, l’elettricità e tolta la  possibilità di andare a comprare da mangiare. Gli stessi metodi sarebbero stati applicati anche nei confronti di altri yemeniti di religioni diverse dalla sciita. (fonte: Al-Mesryoon)

Gli Houthi sono un gruppo paramilitare e politico sciita radicato in Yemen e salito d’importanza  soprattutto nell’attuale guerra civile che sta uccidendo il paese,

La maggioranza degli ebrei dello Yemen, una delle comunità ebraiche più antiche al mondo, hanno lasciato il paese poco dopo la nascita d’Israele; gran parte dei  rimasti sono partiti anche in anni recenti.  All’inizio del secolo scorso erano 50.000, ne sono rimaste poche decine.

Con lo scoppio della guerra civile yemenita, avvenuto nel 2015, gli Houthi avevano fatto un accordo con l’Agenzia Ebraica per far emigrare gli ebrei in totale anonimato, ma il forte sentimento antisemita portò già allora agli arresti degli ebrei.


D.Bart.

sabato 13 giugno 2020

Yemen - Colpito dalla pandemia Covid-19 anche il Paese stremato da 5 anni di guerra.



La Sanità pubblica yemenita, già duramente provata da cinque anni di guerra, non sa come porre rimedio alla pandemia di covid-19. A distanza di oltre un mese dal primo caso, ufficialmente riconosciuto il 13 aprile, le Nazioni Unite lanciano l’allarme dichiarando che il sistema sanitario del Paese è “effettivamente collassato”.
Mentre il contagio sta velocemente dilagando su tutto il territorio, gli operatori umanitari continuano a lavorare con la consapevolezza di non poter fare nemmeno l’assolutamente necessario. Jens Laerke, portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), denuncia Il numero troppo basso di test, la carenza di dispositivi di protezione e di materiale medico. Il personale impegnato sul campo si dice costretto a mandare via le persone che non può curare.
In due settimane, dal 30 aprile al 17 maggio, Medici Senza Frontiere ha denunciato 68 decessi avvenuti nel proprio centro di Aden, l’unico dedicato ai malati del nuovo coronavirus in tutto il sud del Paese.
Ammonta a due miliardi di dollari la cifra stimata dalle Nazioni Unite per permettere ai programmi umanitari di continuare a operare. La popolazione yemenita, massacrata dalla guerra, è più esposta di altre al virus, anche a causa della diffusa malnutrizione che abbassa le difese immunitarie.
Una conferenza di raccolta fondi promossa dall’Onu si è svolta il 2 giugno in Arabia Saudita. Senza fondi, i programmi che possono salvare gli yemeniti e che sono fondamentali per la lotta al Covid-19, non potrebbero essere portati a termine
Nello Yemen, i casi di Covid-19 ufficialmente registrati a fine maggio erano 184 ; trenta i morti. Conteggio fortemente sottostimato a causa di una guerra civile scatenata dalla presenza dei ribelli sciiti, vicini all’Iran, che dal 2015 controllano la capitale San’a.
L’Arabia Saudita in modo diretto, e l’Iran in modo indiretto, giocano dunque un ruolo determinante in questa drammatica situazione
L’assedio da parte di nove paesi arabi sunniti, sostenuti dagli Stati Uniti, sta provocando ai civili indicibili sofferenze.
Il blocco all’arrivo di qualsiasi rifornimento e medicinale ha ridotto alla fame circa 7 milioni di yemeniti e causato un’epidemia di colera che soltanto negli ultimi tre mesi del 2017 ha provocato 2.000 morti.
La situazione dello Yemen assomiglia sempre di più a quella della Siria: un territorio diviso, dove esistono anche zone controllate dall’Isis e da Al-Qa’ida
Un flagello che da anni si consuma sotto gli occhi di tutti , ma nel silenzio generale dell’Occidente e delle Nazioni Unite. Si è parlato della guerra nello Yemen soltanto dopo l’attacco dei droni ad alcuni pozzi sauditi: l’impennata dei prezzi del petrolio, come conseguenza dell’azione, ha scosso per un po’ l’opinione pubblica.
Per lo Yemen, lo stato più povero del Medio Oriente, l’ attacco ai pozzi ha provocato un’ escalation bellica tutta, ancora e sempre, a danno della popolazione civile esausta.
D. Bart

giovedì 11 giugno 2020

Migranti. Naufragio al largo della Tunisia: 34 cadaveri recuperati

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>>Aggiornamento: sono 51 idedispersi, e 39 i cadaveri recuperati dalla Marina tunisina nell'area del mare situata tra El Louza (Jebeniana) e Kraten al largo delle isole Kerkennah.

Sono 34 i cadaveri fino ad ora recuperati dalla Marina tunisina nell'area di mare situata tra El Louza (Jebeniana) e Kraten, al largo delle isole Kerkennah. Vittime del naufragio di un barcone con 53 migranti subsahariani a bordo, partito da Sfax nella notte tra il 4 ed il 5 giugno e diretto verso le coste italiane. Il sito “tunisie numerique” precisa che i corpi rinvenuti appartengono a 22 donne, 9 uomini, 3 bambini provenienti da vari paesi dell'Africa sub-sahariana. Tra loro, un tunisino originario di Sfax, che sarebbe stato al timone del peschereccio affondato.

Unità della Marina militare e della Guardia costiera con l'ausilio dei sommozzatori delle forze armate e della protezione civile, sono ancora al lavoro nel tratto di mare interessato dal naufragio alla ricerca di altri dispersi.
Martedì la Guardia costiera di Tunisi aveva recuperato 20 corpi, ma circolava già la notizia, riportata da media tunisini, che lo scorso fine settimana 53 persone avevano preso il largo nel tentativo di raggiungere l'Italia.
La maggior parte delle vittime sono donne, dice Samir Maatoug,
direttore della medicina legale presso l'ospedale universitario Habib Bourguiba. L'autopsia, le impronte digitali e altre indicazioni mostrano che 19 corpi su 22 appartengono a donne probabilmente proveniente dalla Costa d'Avorio. Una di loro era incinta.
Altri due corpi sono di un bimbo e una bimba di età compresa tra 2 e 3 anni. Un altro corpo appartiene a un adulto tunisino di Dhraâ Ben Zied, delegazione di El Amra. L’uomo è stato identificato dalla polizia tecnica e potrebbe essere il capitano della barca. Mentre sono in corso i preparativi per la sepoltura, i corpi recuperati vengono collocati nell'obitorio dell'ospedale.
Un'indagine è stata aperta per identificare gli organizzatori della traversata.
I migranti avevano lasciato la costa tunisina in direzione di Lampedusa. Le città della Tunisia meridionale, sia interne che costiere, sono uno dei principali punti di partenza per i migranti irregolari dal Paese del Maghreb. La maggior parte di coloro che si avventurano in mare sono giovani tunisini disoccupati che cercano un futuro migliore. Nel 2019 ,
secondo le statistiche dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), 110.699 persone sono riuscite a attraversare il Mediterraneo in modo irregolare
(6.000 in meno di un anno prima) e 1.283 sono morti nel tentativo di raggiungere le coste italiane.