domenica 22 ottobre 2017

Malawi - Povertà, superstizione, stregoneria. Uccisioni per la caccia ai "vampiri"

Tra superstizione e stregoneria, in Malawi, uno dei Paesi più poveri del mondo, si è scatenata una insensata caccia al vampiro che, da settembre ad oggi,  avrebbe fatto già sei incolpevoli vittime.

Persone che, in un crescendo di violenze, hanno pagato con la vità il dilagare della paura contro i ''succhiatori di sangue'', come vengono chiamati. Non si tratta di creature demoniache nel senso di quelle tramandate dalle leggende europee o dalla penna di uno scrittore (come il Dracula di Bram Stoker), ma di uomini sospettati di nutrirsi del sangue altrui. E non si tratta di una caccia per modo di dire, perchè, nelle scorse ore, a Blantyre, secondo centro per dimensioni del Paese, due persone sono state linciate da un gruppo di autonominatisi vigilantes.

Una delle due vittime, ha riferito un portavoce della polizia, era un ragazzo di 22 anni, affetto da epilessia , sorpreso dai 'cacciatori di vampiri' non appena uscito dall'ospedale. E' stato circondato picchiato e dato alle fiamme. Stessa sorte, a distanza di poche ore, per la seconda vittima, un uomo  lapidato per strada.

A fare le spese dell'ondata di violenza, in un Paese in cui la stregoneria è molto seguita, sono stati anche due belgi che il 15 settembre, a bordo di un 4x4 dopo un viaggio in Sud Africa, sono stati aggrediti e feriti gravemente, mentre il loro automezzo è stato fatto a pezzi.

Questa follia ha costretto il presidente del Malawi, Peter Mutharika, a recarsi nei distretti meridionali del Paese, teatro delle uccisioni, per cercare di fermare la violenza. Che non è solo comunque di un pugno di folli che pensano che esistono i vampiri e che uccidono chiunque per loro passi la sua vita a succhiare il sangue.
Il dilagare della violenza, legata alla criminalità comune, ha indotto l'ambasciata degli Stati Uniti e le Nazioni Unite a sconsigliare di visitare i distretti interessati dal fenomeno ed a diminuire la presenza di loro rappresentanti.

Globalist

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