Dirò subito una cosa che agli "anti-islam-a-prescindere" non piacerà. La carneficina avvenuta a Bruxelles, con tutto il suo peso d'orrore, è quotidianità in alcuni Paesi, come Iraq, Afghanistan, Siria dove le bombe degli Stati Uniti, della Nato o della Russia cercando di bersagliare obbiettivi sensibili, diffondo al tempo stesso quelli effetti tragici e dolorosi che abbiamo imparato a conoscere col nome fatuo ed evanescente di "danni collaterali". Nella cruda e tragica realtà si tratta di bambini ammazzati, dilaniati, mutilati, feriti, rimasti orfani o forzatamente strappati alle proprie famiglie. Per dire delle conseguenze più atroci.
Per sbaragliare i terroristi dell'Isis, i bombardamenti distruggono anche strade, mezzi di comunicazione e di trasporto. Bersagliano gli ospedali, causando la morte e il ferimento di un gran numero di civili. Ne sanno qualcosa i volontari di Médecins Sans Frontières, la cui struttura, a
Maarat al-Numan - Siria, è stata colpita recentemente ben quattro volte in due distinti attacchi.
Maarat al-Numan - Siria, è stata colpita recentemente ben quattro volte in due distinti attacchi.
Siamo in guerra, è vero, anche se ne abbiamo notizia soltanto quando ad essere sotto attacco siamo noi Occidentali. Perché l’orrore è quotidianità in Siria, dove la guerra civile contro Bashar al-Assad, gli attacchi terroristici dei fondamentalisti islamici e le bombe di Putin hanno già causato oltre centomila morti. Per fortuna il cessate il fuoco siriano sembra per ora funzionare. Ma i fatti ci dicono che i sanguinosi conflitti, dislocati qua e là, non sono riusciti ad annientare il fanatismo islamico, e nemmeno a fiaccarlo.
L'Occidente, che ha sacrificato le vite di tanti suoi figli, ha miseramente fallito.
Dopo aver combattuto i Talebani, dopo aver annientato Al Qaida eccoci qui, ancora una volta costretti ad affrontare la sfida violenta del fanatismo isalmico. Un mostro dalle mille teste, che non muore mai. Ora ha la faccia tenebrosa e barbuta del Califfo di Isis Abu Bakr al-Baghdadi. L'uomo che "le Monde" ha definito il "nuovo Bin Laden, lo stesso che durante la guerra siriana del 2013, dopo il ritiro delle truppe di Assad, si è insediato senza fatica a Raqqa come a Mosul
La rivolta delle destre. Parola d'ordine: rivedere il trattato di Schengen.
I leader delle destre europee -Marine Le Pen, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Mike Hooken, Geert Wilders, Vlaams Belang e altri, a seguito degli attentati di ieri a Bruxelles chiedono un immediato cambio di strategia in materia di migrazione, integrazione e accoglienza. L'olandese anti-islamico Wilder vuole chiudere i confini nazionali. "Dobbiamo de-islamizzare l'Occidente- dice- è l'unico modo per tutelare le nostre vite e la nostra libertà".
Occorre dunque rivedere la politica di libera circolazione all'interno della zona Schengen? Vorrebbe dire cancellare con un semplice colpo di spugna il trattato simbolo dell'Europa Unita. E Angela Merkel, non ci sta!

Ieri ha detto :" La nostra forza sta nell'unione. Le nostre società libere dimostreranno di essere più forti del terrorismo".
A criticare il cancelliere tedesco, che da mesi si espone in favore dei profughi, ci si mette pure il Wall Street Journal
Ed è questo, secondo chi la pensa come me, il momento di rafforzare i rapporti, di creare, finalmente, una vera unione tra gli Stati d’Europa. E' il momento di opporsi ai tentativi di destabilizzazione, è l'ora delle risoluzioni diplomatiche da contrapporre ai conflitti. La libera circolazione dei cittadini Europei tra gli Stati membri dell’UE non dovrebbe essere mai messa in discussione. Anche perché, egoisticamente parlando, favorisce noi Italiani. Buona parte dei profughi, infatti, preferisce le Terre del Nord considerando il nostro Paese solo un punto di passaggio. E comunque, qualsiasi limitazione alla nostra libertà ci indebolirebbe davvero, avrebbe tutto il sapore della resa davanti al nemico.
D. Bart
Occorre dunque rivedere la politica di libera circolazione all'interno della zona Schengen? Vorrebbe dire cancellare con un semplice colpo di spugna il trattato simbolo dell'Europa Unita. E Angela Merkel, non ci sta!

Ieri ha detto :" La nostra forza sta nell'unione. Le nostre società libere dimostreranno di essere più forti del terrorismo".
A criticare il cancelliere tedesco, che da mesi si espone in favore dei profughi, ci si mette pure il Wall Street Journal
"Dichiarazioni di questo tenore- scrive il quotidiano Usa - piu' che rassicurare riportano alla mente le immagini degli attentati di Parigi dello scorso novembre e quelle degli epocali flussi migratori che per un anno si sono riversati sul Continente. E' proprio per questa politica di "porte aperte" e di "buonismo a tutti i costi" che il terrorismo islamico riesce a radicarsi in Europa e colpire selvaggiamente con stragi immani". E fino ad ora, per la verità, l'Europa si è dimostrata del tutto impreparata a difendersi dalla furibonda offensiva jihadista. Impreparata la politica, impreparata, anzi, inesistente la rete di Intelligence.
Ma chi ha fornito le armi ai terroristi?
Proprio gli Stati Uniti, innanzitutto, finanziando, al tempo, i gruppi terroristici del Pakistan e armando i combattenti islamici (Mujaheddin) al fine di cacciare l'Unione Sovietica dall'Afghanistan. In proposito, sono note le rivelazioni di Hillary Clinton secondo la quale alla cacciata dei sovietici non seguì il promesso controllo da parte degli Stati Uniti. Che, invece, lasciarono quel territorio nella mani dei fanatici; super armati oltreché opportunamente addestrati.
E' stato così che, terminata la guerra fredda, con lo spezzettamento dell'Unione Sovietica e la fine della contrapposizione Usa-Russia, nuove ambizioni si sono inscritte nella traiettoria degli equilibri internazionali. Gli Stati Islamici, è evidente, hanno alzato la bandiera della scissione, sono loro il nuovo emblema della dicotomia, dei blocchi contrapporti. Oriente-Occidente.
L'oriente non è un blocco unito. Noi, uniti, possiamo farcela
Ma per quanto insistano i fondamentalisti nostrani, Islam non è violenza tout court. Un miliardo di persone di ogni razza, nazionalità e cultura praticano la fede islamica. Circa il 18% risiede nel mondo arabo, ma numerose minoranze risiedono nell’ex Unione Sovietica, in Cina, in America e in Europa. Alcune le conosciamo, ci vivono pacificamente accanto.
D. Bart
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