LA SCOPERTA DEI RICERCATORI ITALIANI
Sì chiama (tDCS), che sta per: transcranial Direct Current Stimulation - stimolazione transcranica a corrente continua. Da non confondersi, sia chiaro, con la tanto chiacchierata ed osteggiata terapia elettroconvulsivante, più conosciuta come elettroshock, che pure ha aiutato ed aiuta tanti depressi gravi.
Quella di cui vi parlo è una leggera corrente, pressoché impercettibile che, applicata sulla testa, può aumentare la memoria con effetti che perdurano a lungo. Cosi, almeno, dicono gli autori della ricerca secondo i quali la stimolazione rafforzerebbe le sinapsi, ossia le connessioni tra i neuroni dell'ippocampo, che è il centro della nostra memoria. Lo farebbe aumentando in questa sede la produzione di un importante fattore di crescita per il cervello, il BDNF.
CHE COS’ E’ E A COSA SERVE IL BDNF
Altra parolaccia che sta a significare: Brain-Derived Neurotrophic Factor. Si tratta di un Polipeptide presente nel cervello dei mammiferi.
E’ attivo sia nel sistema nervoso centrale sia in quello periferico, e contribuisce alla plasticità sinaptica, alla sopravvivenza e alla differenziazione dei neuroni.
LA STIMOLAZIONE ELETTRICA
La stimolazione transcranica a corrente continua consiste nell'applicazione di due elettrodi sulla testa attraverso i quali la corrente passa al cervello, in modo del tutto indolore.
La tecnica, come avrete capito tutt’altro che invasiva, viene già clinicamente usata per varie patologie. Si è dimostrata utile nel trattamento del dolore cronico, della malattia di Parkinson, dei defict del movimento e dell'epilessia.
GLI SCIENZIATI CHE HANNO FIRMATO LA SCOPERTA
La scoperta del nuovo impiego di questa tecnica è frutto di uno studio dei ricercatori dell'Università Cattolica del Sacro Cuore – Policlinico A. Gemelli di Roma. A loro, infatti, andrebbe il merito di aver scoperto il meccanismo attraverso il quale la corrente eserciterebbe i suoi effetti positivi sulla memoria. L'esperimento, compiuto in laboratorio, ha dimostrato che si può aumentare la memoria dei topolini con una singola seduta della durata di 20 minuti.Così, infatti, si otterrebbe un rafforzamento della plasticità dei neuroni dell’ippocampo, che renderebbe più facile fissare nella memoria le informazioni.
L’ESPERIMENTO
Il comportamento dei nostri topolini è stato studiato mediante due test comportamentali che indagano, rispettivamente, la capacità dell’animale di ricordare la localizzazione di una piattaforma nascosta sotto il pelo dell’acqua all'interno di una vasca e, quindi,, la capacità di riconoscere un oggetto a lui noto rispetto a un oggetto sconosciuto.
La scoperta promette bene, potrebbe aiutare efficacemente gli anziani con deficit cognitivi, come l' Alzheimer. Vedremo.
D.Bart

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