domenica 15 aprile 2018

GLI INTERESSI DI CHI VUOLE LA GUERRA IN SIRIA: PERCHÉ USA, UK, FRANCIA SCENDONO IN CAMPO CONTRO ASSAD.


Proprio ora! Ora che i gruppi ribelli anti-Assad hanno perso la guerra, le grandi potenze occidentali decidono di intervenire personalmente contro la Siria.

PERCHÉ?
"Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Arabia Saudita hanno perso la guerra sul campo", scrive Naman Tarcha, giornalista e conduttore televisivo siriano, "dopo aver sostenuto i gruppi armati, adesso si muovono loro militarmente nell'ultima occasione che gli rimane per quello che è il loro scopo sin dal 2011, il regime change siriano, eliminare Assad".
Ma quali interessi sottenderebbero una volontà per molti versi distruttiva?
Per capirlo occorre partire  dalla posizione geografica della Siria, punto strategico più importante del Medio Oriente, porta spalancata sull' Europa e, dunque, territorio sul quale da sempre si concentrano gli interessi di Gran Bretagna e Francia. Antiche e consolidate mire che ora s'intrecciano con le più attuali di Turchia, Iran e Arabia Saudita. Interessi macchiati dal sangue dei siriani, vittime di una strage che si perpetua, attimo dopo attimo, a partire dal 2011, data d'inizio della guerra civile.
Trump è ambiguo, Macron più deciso, ma insieme, affiancati da Theresa May,
hanno sferrato l'attacco missilistico contro il suolo siriano. Al momento, limitato alla distruzione di centri per la ricerca e la produzione di armi chimiche. 




Così si dice.
Ma le ragioni politiche che alimentano l'astio verso Assad sono parecchie.
- A cominciare da quella palestinese, tornata d'urgente  attualità proprio in questi giorni.
- C'è poi il conflitto sciita-sunnita, che vede l'Arabia Saudita (da sempre accusata di finanziare il terrorismo)
ben decisa a dominare la zona e a ridurre a zero l'influenza dell'Iran per poi assumere il dominio completo del Golfo a scapito del Qatar.
- Subentra il sentore che anche la guerra nello Yemen sia un altro tassello della delicata partita a scacchi che si sta giocando in Medio Oriente. I ribelli che controllano la capitale San’a sono sciiti come l’Iran, storici alleati della Russia e del regime di Assad in Siria.
Tutto il resto del Medio Oriente, Isis compreso, è, al contrario, sunnita. Far cadere i ribelli Huthi nello Yemen vorrebbe dire per Stati Uniti e Arabia Saudita indebolire l’Iran, grande nemica di entrambi i paesi. In tale contesto le vittime designate sono i civili yemeniti, soprattutto i bambini, che muoiono a migliaia, sfiancati  dalla fame, dal colera e dalle bombe saudite.
Migliaia di bombe d’aereo, provenienti proprio dalla nostra bella Italia. Prodotte nello stabilimento RWM di Domusnovas, nel Sulcis della Sardegna, sono state vendute alle forze aeree saudite per essere scaricate sullo sfortunato, martoriato Yemen, in una guerra atroce, dimenticata da tutti.
- In questo gioco al massacro sulla pelle di inermi cittadini, entra in campo anche lo scontro tra Paesi come Russia e Stati Uniti, i quali, per suffragare il proprio status di poli mondiali, devono pur mostrare i muscoli.
- Nell'intreccio di interessi che mira a disintegrare Assad e a cambiare il Paese, si inserisce infine la Turchia, con la questione curda, perennemente irrisolta.
- Da non sottovalutare è la presenza dei Fratelli musulmani, che guidati da Erdogan e finanziati dal Qatar, hanno grande influenza in Europa, soprattutto in Gran Bretagna, dove il loro peso politico arriva ad influenzare anche le mosse del governo. Circola voce di uno scritto approfondito sui finanziamenti di islamici inglesi a favore dei gruppi jihadisti in Siria; documento  secretato, che nessuno è mai riuscito a vedere.
Secondo molti osservatori anche in Italia i Fratelli musulmani avrebbero radici profonde, con personaggi ufficialmente considerati musulmani moderati i quali, viceversa, agirebbero per conto del radicalismo islamico.
L'utilizzo di gruppi armati sostenuti e finanziati da potenze esterne occidentali è cosa risaputa e provata: è accaduto in Afghanistan con i russi, ed è noto il recente fenomeno dei foreign fighters. Figure che, di volta in volta e secondo i casi, vengono diversamente definite: terroristi, quando colpiscono in Occidente, ribelli moderati,  quando combattono in Siria.
Per i sostenitori di Assad si tratta semplicemente di uno strumento per attualizzare la politica di regime change, il cambio di regime in Siria, secondo gli interessi occidentali.
Il primo dei quali sarebbe proprio quello di spezzare l'asse  Putin- Assad.
Siria e Russia sono alleate da sempre.
Il territorio siriano, situato tra Libano e Iraq, rappresenta la parte finale della cosiddetta mezzaluna sciita, che s'insinua fino al Mediterraneo.
Proprio ciò che risulta sgradito all'Arabia e che, di conseguenza, non piace, nemmeno ai suoi alleati, Stati Uniti.


IL RUOLO DELL'EUROPA.
Quello dell'Europa, in questa fase di creazione e consolidamento di una ipotetica Unione, è un ruolo sospeso, pressoché inesistente. Fatta eccezione per le proverbiali sicurezze della Francia, il resto del Continente non sa che fare. Lo si è visto in Iraq, nel 2003;  nella drammatica vicenda libica e nel crescente processo di destabilizzazione dell'intera zona nordafricana, che altro non ha sortito se non il terrorismo ed un' incontrollata, dolorosa, drammatica immigrazione .
Molti sono i siriani convinti di trovarsi in mezzo ad una guerra fin dall'inizio utilizzata per un cambio di regime. Adesso che anche l'ultimo lembo di Goutha è stato liberato, ora che i ribelli si sono arresi e se ne sono andati, il caso dell'attacco chimico che senza alcuna prova viene attribuito al regime pare a molti solo un pretesto (o un tentativo) delle potenze occidentali per rovesciare Assad.
Evidentemente non ha insegnato nulla l'invenzione delle false prove sulle armi chimiche di Colin Powell per invadere l'Iraq.
Eppure un po' di prudenza sarebbe auspicabile, almeno da parte dell'Europa.
Gli Stati Uniti sanno di aver perso ormai in Siria una guerra che erano convinti di vincere in pochi mesi.
Le stesse lobby che hanno spinto l'incerto Trump ad un'azione cosiddetta dimostrativa dovrebbero ora  spiegargli che la Russia, ovviamente, risponderà.
Se Usa, Francia e Regno Unito vogliono portare a compimento il piano che gruppi armati ribelli hanno fallito, dovranno, per "salvare" i siriani, bombardare i siriani.
Paradossi della storia.

Eppure, proprio su tali presupposti, dettati ora da grandi, ora da piccoli o meschini interessi, poggiano le ragioni che, di volta in volta, spingono le Nazioni ad agire l'una contro l'altra, anche a costo di immani, atroci ingiustizie.
Ognuna in nome di una presunta visione lungimirante, che dovrebbe tutelarne nel tempo:  economia, profitti, crescita, confini, politica. Anche per questo il popolo avverso, spesso confinante, altre volte prossimo ad una vicinanza relativamente sconveniente,
deve essere imprigionato, affamato, scarnificato, massacrato. È così che si creano i profughi, quelli che poi nessuno vuole ospitare. 

D. Bart.

3 commenti:

  1. Veritiero e realistico resoconto degli sporchi interessi di alcune potenze occidentali, ipocritamente a favore di donne e bambini, che non si sono mai sognati di accogliere (a parte un timido proclama di Obama che avrebbe voluto, ma a cui hanno messo il veto i senatori). Un bell'articolo sulla realtà atroce che si gioca sulla pelle dei siriani (donne, vecchi e bambini abbandonati al loro infame destino).

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  2. Almeno le nazioni occidentali implicate nel conflitto si facessero carico dei poveri siriani, vittime innocenti! Nemmeno questo! Siamo in piena barbarie e noi occidentali, soprattutto noi fautori della democrazia, dovremmo vergognarci di quanto male stiamo seminando nel mondo!

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  3. Che mondo di coglioni in cui viviamo...nel 2011 i Francesi hanno bombardato la Libia, ed ora bombardano la Siria... e dopo fanno le manifestazioni a suffragio della strage di ebrei da parte del 3° Reich di Hitler... Ma 'annate a fare in culo tutti quanti!

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