mercoledì 18 giugno 2025

PAHLAVI II PRONTO A TORNARE IN IRAN: “SONO A DISPOSIZIONE DEL MIO POPOLO






Reza Ciro Pahlavi II, figlio dell'ultimo Scià iraniano Mohammad Reza Pahlavi, rovesciato nella rivoluzione del 1979, ha dichiarato di essere pronto a guidare l’Iran durante un’eventuale fase di transizione politica. "Sono a disposizione del mio popolo", ha affermato nei giorni scorsi, invitando gli iraniani a sfruttare il clima di tensione causato dalla guerra con Israele per rovesciare il regime degli ayatollah.

In esilio da 45 anni negli Stati Uniti, invita gli iraniani ad unirsi a Netanyahu, alla sua predizione e al suo programma d’attacco:”l’Iran sarà finalmente libero molto prima di quanto là si pensi”


Pare che la Repubblica Islamica sia giunta alla fine e stia crollando. “Ciò che è iniziato è irreversibile. Il futuro è luminoso e insieme volteremo pagina della storia. Ora è il momento di reagire; è il momento di riprendersi l'Iran. Che io possa essere presto con voi” dice Pahlavi


Ma il legittimo successore di Mohammad Reza Shah Pahlavi, e del suo regno, pare non sia così amato dal quello che chiama il suo popolo. 

In molti casi il suo regime fece uso della forza contro i manifestanti nelle strade di Teheran e in altre parti dell'Iran, in particolare durante il periodo che precedette la Rivoluzione iraniana del 1979. Il governo dello Scià, attraverso le sue forze di sicurezza e la SAVAK (la polizia segreta), era noto per la repressione del dissenso, che spesso sfociava in violenze contro i civili.


Uno degli eventi più memorabili fu il massacro del Venerdì Nero, l'8 settembre 1978 a Teheran, in cui le forze di sicurezza aprirono il fuoco sui manifestanti, uccidendone decine. Questo evento è spesso citato come un punto di svolta che diede impulso al movimento rivoluzionario contro il regime dello Scià. Il numero esatto delle vittime è controverso, ma è ampiamente riconosciuto che si verificò l'uso della forza letale contro manifestanti disarmati.


Il regime dello Scià fu caratterizzato da un regime autoritario e, pur attuando programmi di modernizzazione e riforma, incontrò anche una forte opposizione a causa delle sue politiche repressive, delle disparità economiche, del chiaro allineamento con gli interessi occidentali, in particolare con gli Stati Uniti. Questi fattori contribuirono ai diffusi disordini che portarono alla Rivoluzione del 1979 e al rovesciamento della sua dinastia.

La Repubblica Islamica sta crollando?

Reza ha detto la stessa cosa nel 2009, nel 2017, nel 2019 e, da allora, numerose volte. 

Dai caffè parigini alle foto ricordo a Tel Aviv, le sue  rivoluzioni hanno trovato sfogo e vita sui social, mai a Teheran.

È probabile che L'Iran si sollevi, ma non insieme a lui. 

Almeno dalle critiche e dalle accuse che si sollevano dal web ad ogni sua dichiarazione. 

“Non si è mai visto un re seduto in un paese straniero in attesa che il paese cada per poter prendere il potere, completamente tradito.


“Perché non sei in Iran a combattere per il tuo popolo? No, invece ti nascondi in America come un codardo, sei proprio come tuo padre prima di te. Non difendi il tuo popolo nel momento del bisogno, Reza, non meriti il ​​titolo di Scià perché non combatterai per il tuo popolo.”


Queste le più comuni, insieme a quelle che mirano direttamente all’azione dello storico nemico ed ora invasore: Israele. “Avete nemici che stanno attaccando il Paese che affermate di voler salvare. Eppure, non muovete la minima critica a questi nemici. Perché non proteggete il vostro Paese da chi lo sta attaccando?”

“Il tuo comportamento non è forse già l'indicazione più chiara di chi è realmente il tuo interlocutore?”

“Se fossi davvero ben intenzionato e costruttivo, collaboreresti con il tuo popolo, non con i nemici che attaccano il tuo Paese.”

Storicamente, chi agisce consapevolmente a favore di una potenza che invade e aggredisce il proprio popolo è comunemente definito collaborazionista o traditore.

sabato 14 giugno 2025

GAZA: COMUNICAZIONI INTERROTTE E NUOVI BOMBARDAMENTI CONTRO I CIVILI









Nonostante l’attacco contro l’Iran, Israele non ha smesso di bombardare Gaza. La striscia è completamente oscurata, escono pochi filmati, ma i massacri vengono comunque documentati.


Dall'alba di ieri, nel secondo giorno consecutivo di totale blackout di internet, 

Israele ha ucciso più di 50 palestinesi. Per la prima volta dall'inizio del massacro, sia il Ministero della Salute palestinese che l'Ufficio Stampa del Governo di Gaza non sono stati in grado di diffondere aggiornamenti, probabilmente a causa del collasso delle comunicazioni.

Ma, anche se a fatica, si è saputo che le forze israeliane hanno continuato a bombardare senza sosta: da Jabalia, Beit Lahiya e Beit Hanoon nel nord, fino a Khan Younis e alle cosiddette "zone sicure" come al-Mawasi nel sud.

Sahat English riferisce che le cannoniere israeliane hanno aperto il fuoco sulle tende lungo la costa di Gaza. Le riprese della scena mostrano quattro persone uccise e dieci ferite. Si segnala anche un massacro nel campo profughi di Shati dopo il bombardamento delle tende.

L’agenzia Anadolu ha riferito che 10 palestinesi sono stati uccisi nei pressi di un rifugio scolastico a Khan Younis.


In un servizio da Deir el-Balah, la giornalista di Al Jazeera Hind Khoudary ha affermato che il blackout sta paralizzando la risposta alle emergenze, con le ambulanze incapaci di localizzare i feriti. Gli operatori non ricevono chiamate dai residenti, rendendo quasi impossibile coordinare i soccorsi. "Così si compromettono anche le vite salvate".


Khoudary afferma che le forze israeliane "aprono il fuoco ogni mattina" sui palestinesi che cercano di raccogliere aiuti dalla Fondazione "Umanitaria" di Gaza, sostenuta da Israele e Stati Uniti.

lunedì 9 giugno 2025

CALIFORNIA: LA PROTESTA CONTRO TRUMP DIVENTA GUERRA CIVILE.



Gli uomini della Guardia nazionale, inviati da Trump, irrompono a Paramount, un sobborgo ispanico di Los Angeles come se stessero invadendo Fallujah. Proiettili di gomma, equipaggiamento antisommossa e nessuna responsabilità.





Per cosa? Contro il dissenso. 

La polizia di Los Angeles ha dichiarato che era in corso una manifestazione contro le espulsioni e gli arresti di massa di immigrati clandestini. In alcuni casi leproteste erano pacifiche, in altri, no ma il campo è diventato ovunque una zona di guerra.

Stare in piedi in gruppo in mezzo a una strada senza riparo e sparare gas lacrimogeni a caso è piuttosto da principianti. 

Più che intervento un militare eseguito da professionisti sembra un’azione da Proud Boys, gli ultras di Donald Trump, i militanti più duri e puri del suo elettorato. O di gruppi organizzati del mondo di estrema destra e del suprematismo bianco.


Donald Trump ha accusato

il governatore della California, Gavin Newscum, e il sindaco di Los Angeles, Karen Bass di non essere capaci a svolgere il loro lavoro. “Cosa che tutti sanno-ha precisato-allora il governo federale interverrà e risolverà il problema delle rivolte e dei saccheggiatori nel modo giusto!!!".

Il Presidente lo ha scritto su Truth riservando al governatore Newsom

il soprannome dispregiativo di  "scum", che significa: spazzatura.


Karen Bass, sindaco della città californiana dal 2022, ha replicato:

“Los Angeles sarà sempre un'orgogliosa città di immigrati e noi difenderemo la sua comunità. Siamo resistenti. Siamo forti. NON ci piegheremo davanti all'amministrazione che cerca di seminare il caos e la divisione. Donald Trump sta giocando con la città sbagliata”.


Giusto, perché quando il tuo presidente incita gli uomini forti, i poliziotti locali cominciano a comportarsi come soldati d'assalto. Questa, oggi, è l'America di Trump. Quando si governano le persone con la violenza, accade che le persone reagiscano allo stesso modo.

Molti americani si dicono favorevoli all'espulsione di stranieri, ma non da parte di bande di militanti, senza contrassegni, senza controlli, senza convalida e senza un giusto processo.

Quanto è lontano tutto ciò dagli squadroni della morte? Trump Non sta ripristinando l'ordine,

sta dichiarando guerra agli americani. 

Questa non è la risposta alla protesta: è un campo di battaglia.

Non è "ordine", è la paura in uniforme.

E mentre la protesta si intensifica, Trump non esclude l'invio di Marines in servizio attivo in California

E quando uno Stato invia uomini armati contro il suo stesso popolo attiva un controllo senza consenso.

La giustizia senza la voce del popolo non è ordine.

È un impero.


Una popolazione ottusa cerca sempre soluzioni facili nelle false promesse di qualcuno senza scrupoli come Trump. Quello che sta succedendo oggi a Los Angeles è solo un esempio dell'orrore portato dall'estrema destra. È guerra civile. 





sabato 7 giugno 2025

RUSSIA UCRAINA: TRUMP: “UN LITIGIO TRA BAMBINI IN UN PARCO, DEVONO SOFFRIRE ANCORA PER UN PO’”

 


Nel corso di un’intervista a Fox News, Trump ha paragonato la guerra della Russia in Ucraina a due bambini che litigano in un parco. Come se i bombardamenti contro civili e infrastrutture vitali, gli stupri di massa, le camere di tortura e i bambini rapiti, fossero una maledetta rissa che si svolge nel cortile di una scuola.


Solo uno squilibrato

sociopatico può partorire simili concetti e diffondere tali assurdità. Non si tratta di incazzature passeggere  da “mani nel sangue”. C’è in ballo una dittatura nucleare che ha invaso  un paese sovrano, che sta giustiziando civili, sta radendo al suolo gli ospedali e deportando bambini. Non è una selvaggia partita di hockey, qui si consumano malvagità degne di Norimberga.


Qualunque uomo adulto normale, se vedesse un bruto aggredire e stuprare una donna non si farebbe da parte sorridendo per dire: "Beh, a volte bisogna lasciarli combattere un po'”. 

Non si può confondere o mettere sullo stesso piano neutralità e vigliaccheria. 

Vale anche per Ucraina, che subisce uno stupro di gruppo dalla Russia e alla quale l’America di Trump risponde: "forse devono soffrire di più". Questa non è neutralità. Questa è complicità.


Si tratta della stessa crudele vigliaccata che ha allentato ogni misura di responsabilità sugli attacchi con i droni, eliminato la segnalazione delle vittime civili e trasformato le uccisioni mirate in un videogioco.

Gli Stati Uniti hanno condotto attacchi aerei senza alcuna supervisione, senza trasparenza e, in alcuni casi, hanno ucciso più civili dell'ISIS, in certe regioni.


Trump vuol fare il furbo e definirti un "presidente di pace"? Non sa che hanno nascosto il conteggio delle vittime, abolito le regole sulla comunicazione delle stesse e lasciato che le bombe cadessero alla cieca sui bambini in Afghanistan, Somalia e Yemen? Lo sa benissimo, ma ardisce definirsi  un negoziatore. 


Non è un negoziatore.

Non è un patriota.

Non protegge niente, se non il suo ego putrefatto. 


Trump è un bullo, un complice, un codardo che pensa che i crimini di guerra stranieri siano una rissa da bar.


Quando la storia lo giudicherà, e lo farà, questa sola citazione dovrebbe restare impressa nella sua eredità: "Forse dovranno soffrire di più prima che si faccia qualcosa per fermare la rissa”

Non sta cercando di bloccare l'emorragia, rimane lì a guardare, persino a scusare. E la chiama strategia.


In questo modo si disonora il concetto stesso di pace. Il traguardo cui si mira è il dominio, senza responsabilità o empatia, solo potere assoluto.

Trump è mentalmente un “semplice”, non  riesce a capire i problemi complessi. Bisogna semplificargli le cose così come lui le semplifica le per gli altri. È questo che lo ha reso popolare.


Non è nemmeno un caso fortuito che Trump abbia nominato l’imprenditore

Steve Witkoff inviato speciale per gli Stati Uniti in Medio Oriente. 





L'unica vera ossessione di Trump e Witkoff sono i "miliardi di dollari" attualmente detenuti dagli oligarchi in Russia. Vogliono ottenere quel denaro ad ogni costo e l’ Ucraina è solo un ostacolo alla loro avidità.


Inoltre, Trump ammira  Putin. Ammira il controllo che egli detiene sui russi, il modo in cui è riuscito a mantenere il potere da oltre 20 anni, la grandezza del vecchio mondo, la fedeltà che il dittatore impone, il modo in cui reprime il dissenso. 

mercoledì 4 giugno 2025

“FATE ENTRARE GIORNALISTI INTERNAZIONALI A GAZA “

Per il quarto giorno consecutivo  Israele ha ucciso i palestinesi affamati in coda per raccogliere cibo.


Ancora una volta, gli spari sono partiti nei pressi di un centro di distribuzione, causando la morte di altre 27 persone. Alle accuse, l'Idf ha risposto ammettendo di aver fatto fuoco, ma soltanto contro un gruppo che si era allontanato dal percorso stabilito. Per questa nuova strage sì è fatta sentire la condanna dell'Onu, che ha parlato di "crimini di guerra".



“Chiediamo a Israele di consentire ai giornalisti internazionali di accedere a Gaza” rilancia Ramy Abdu, assistente professore di diritto e finanza, fondatore e presidente del l'Osservatorio euro mediterraneo dei diritti umani, con uffici a Ginevra, in Svezia e in Palestina.

“Non lo faranno. Hanno montagne di orrori, crimini di guerra e mostruosità da nascondere”, risponde il web. 

Per contro, dalla Palestina, qualcuno sostiene che i giornalisti internazionali non cercano la verità né la portano all'attenzione. Quando saranno "autorizzati a entrare, sarà per insabbiare e diffondere ulteriori false narrazioni. I giornalisti palestinesi e i resoconti di SM sono più affidabili.”


Intanto, è L'UNICEF ad affermare che Israele ha ucciso o ferito 50.000 bambini palestinesi a Gaza


In una dichiarazione di Edouard Beigbeder, Direttore Regionale dell'UNICEF per il Medio Oriente e il Nord Africa, sono stati confermati dati allarmanti: dalla fine del cessate il fuoco a marzo, almeno 1.309 bambini sono stati uccisi e oltre 3.738 feriti. Dall'ottobre 2023, il numero totale di bambini uccisi o feriti ha superato quota 50.000.


Beigbeder ha posto un interrogativo duro alla comunità internazionale: "Quale livello di orrore deve essere trasmesso in diretta streaming prima che la comunità internazionale intervenga, usi la sua influenza e adotti misure coraggiose e decisive per porre fine a questo spietato massacro di bambini?"


La carestia in corso a Gaza, la notizia della morte di 14.000 bambini in 48 ore, e ora l'idea che i siti di distribuzione degli aiuti protetti dall'IDF e monitorati dal Gaza Humanitarian Foundation (GHF l'organizzazione creata da Israele per prendere il controllo totale delle operazioni di distribuzione del cibo nella Striscia) siano luoghi di morte segreti in cui i civili palestinesi vengono deliberatamente rinchiusi.

Non c'era bisogno di essere un investigatore per individuare gli errori.

Un medico appena tornato da Gaza descrive così il collasso delle infrastrutture sanitarie: opera su pavimenti sporchi, utilizza un unico coltello per amputazioni multiple ed esegue procedure senza anestetici o disinfettanti.


Quello che sta succedendo a Gaza non è una guerra, è un genocidio! Israele non attacca un esercito, sta uccidendo donne e bambini disarmati.

lunedì 2 giugno 2025

GAZA: LA DISTRIBUZIONE DEL CIBO È UNA TRAPPOLA MORTALE

 



Anche oggi parliamo di Gaza, la cui popolazione sta subendo attacchi orribili da parte di Israele. Aggressioni che agli occhi del mondo appaiono ormai sempre più mirate al suo sterminio totale. 

Benjamin Netanyahu e il suo governo affermano che i bombardamenti massicci e spietati hanno come obbiettivo la distruzione di Hamas e il rilascio degli ostaggi israeliani, ma può questa essere una scusa per le sofferenze di bambini, donne e civili in generale?


La dottoressa Victoria Rose, 53 anni, chirurgo plastico che opera all'ospedale Nasser di Khan Yunis, l’unico ancora funzionante a sud di Gaza, spiega che sono così a corto di scorte che la maggior parte degli interventi viene effettuata sotto sedazione e non in anestesia generale. Si usano abiti come tendaggi intorno alla sala operatoria e le suture vengono fatte in estrema economia.

“La maggior parte delle vittime sono bambini, non combattenti di Hamas”-dice Rose- “Tutto quello che stiamo vedendo qui al momento è legato alle lesioni da bomba. Si tratta principalmente di ustioni, in misura paragonabile a quella di un'unità di terapia intensiva nel Regno Unito o in un'unità specializzata in ustioni. Altre ferite sono principalmente dovute ai frammenti di bombe esplose, che hanno come conseguenza amputazioni traumatiche di mani, dita, braccia, piedi, gambe.

Vittime principali sono donne e bambini... È davvero barbaro quello che stiamo vedendo qui.”

La dottoressa Rose opera nello stesso ospedale dove lavorano i dottori Hamdi e Alaa, nove figli dei quali sono stati uccisi venerdì scorso.

Eventi tragici non insoliti a Gaza. Al momento, almeno 2.300 famiglie pare siano state cancellate dal registro civile. A Gaza, attualmente, ci sono 42.000 bambini rimasti orfani. Al Nasser c’è un piccolo di tre anni con una bruciatura sul 45% del corpo ed è l'unico superstite della sua famiglia.

Nel contesto degli orrori raccontati si inserisce anche la vicenda dei 500 camion di aiuti entrati a Gaza, da quando è stato tolto il blocco.

Victoria Rose afferma di non aver visto nessuna consegna dell'attrezzatura vitale necessaria, mentre quel poco che resta sta finendo  e non saranno più in grado di operare.


Israele e Stati uniti hanno affidato alla Gaza Humanitarian Foundation, la consegna del cibo nella Striscia, escutendo così dal compito le Nazioni Unite.

Per accedere all’aiuto è necessario il documento di identità palestinese mentre il punto di distribuzione del piano israelo-americano è stato posizionato in un unico punto, a sud di

Rafah. Un sistema umiliante che ha costretto migliaia di persone affamate e disperate a camminare per decine di chilometri verso una zona praticamente rasa al suolo dai pesanti bombardamenti dell'esercito israeliano.

Una trappola mortale che  nelle ultime ore ha causato decine di feriti e morti tra i civili affamati, a causa degli spari.


La consegna e la distribuzione degli aiuti dovrebbero essere effettuati su tutto il territorio e in sicurezza.

E a Gaza, ciò può essere fatto solo attraverso le Nazioni Unite, incluso @UNRWA .

Israele dovrebbe revocare l'assedio e consentire alle Nazioni Unite un accesso senza ostacoli per portare e distribuire aiuti in sicurezza. Questo è l'unico modo per evitare la carestia di massa e tra un milione di bambini.

Con narrazioni contrastanti e campagne di disinformazione che imperversano su organi di informazione e social, sarebbe giusto permettere ai media internazionali di entrare a Gaza per riferire, in modo indipendente, ciò che sta avvenendo. 

domenica 1 giugno 2025

Genocidio a Gaza: il cambiamento di opinione


Il Tribunale di Gaza, un "tribunale del popolo" guidato dalla società civile, ha aperto la sua prima sessione pubblica a Sarajevo lo scorso 26 maggio 2025. Il suo obiettivo è documentare i crimini di guerra israeliani a Gaza e affrontare le incapacità delle istituzioni internazionali di garantire la giustizia.

La riunione si è aperta con l'intervento di Richard Falk, ex relatore speciale delle Nazioni Unite e professore emerito di diritto internazionale a Princeton, il quale ha detto:"È diventato evidente che l'ONU non ha la capacità di ignorare il sostegno genocida fornito dagli Stati Uniti.”

Seicento giorni di guerra spietata dove l’odio, la cupidigia e il senso delle proporzioni hanno subito uno stop totale. La perdita della pietà, della comprensione dovuta al dolore umano cui assistiamo passerà alla storia nelle pagine più brutte, oscure e vergognose. L’attacco del 7 ottobre 2023 – nel quale i miliziani di Hamas hanno ucciso 1200 persone e ne hanno rapite 251 – ha innescato una crisi senza precedenti nel conflitto israelo-palestinese e segnato un crinale per l’intero Medio oriente. Ma la vendetta israeliana ha superato grandemente- per numero di morti e per ferocia- l’azione sciagurata di Hamas. Nella rappresaglia contro la Striscia hanno perso la vita almeno 54mila palestinesi, tra cui oltre 20mila bambini. Oggi, Gaza è un territorio devastato su cui aleggia il sospetto di una premeditata pulizia etnica, mentre Israele è sempre più uno stato disconosciuto dalla maggioranza dei governi del mondo, a causa delle sue azioni o politiche inaccettabili

I vertici israeliani sono ricercati dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra. I massacri di civili e i raid su scuole, campi profughi e ospedali si susseguono con cadenza quotidiana sotto gli occhi dell’opinione pubblica internazionale sempre più indignata.

La popolazione palestinese, soggetta a un embargo totale, ha sollevato nei confronti di Tel Aviv l’accusa di utilizzare la fame come arma di guerra. E mentre i tentativi di mediazione per un cessate il fuoco falliscono uno dopo l’altro, il conflitto lacera dall’interno anche lo Stato ebraico: i familiari degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, accusano il governo di volere una guerra “senza fine” per proprio tornaconto. Anche tra le fila dei politici di destra monta il dissenso. Ehud Olmert, premier israeliano dal 2006 al 2009, ha detto su Haaretz: “il governo di Israele sta conducendo al momento una guerra senza scopo, senza obiettivi o una chiara pianificazione, e con nessuna possibilità di successo”. Olmert, accusando quella che definisce “la banda criminale guidata da Benjamin Netanyahu, parla di “una guerra privata” e di “crimini di guerra” il cui risultato immediato è “la trasformazione di Gaza in un’area di disastro umanitario”.

Nel corso dell’ultima settimana, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’esercito israeliano ha bombardato per 28 volte gli ospedali della Striscia.

Genocidio a Gaza: stiamo assistendo a un cambiamento di opinione? Secondo Vadim Kamenka, dell’Humanité Dimanche: "Il 7 ottobre non giustifica più tutto agli occhi dell'opinione pubblica".

STIAMO ASSISTENDO AL GENOCIDIO PIÙ DOCUMENTATO DELLA STORIA.

Hanno detto che non ci sarebbe stato né cibo né acqua. Così hanno tagliato l'elettricità, il carburante e i rifornimenti. Avevano giurato di radere al suolo Gaza, isolato per isolato, casa per casa. Così, hanno bombato tutti gli ospedali, riducendoli in macerie. Hanno ucciso medici, infermieri, paramedici: tutti coloro che hanno cercato di salvare vite. Hanno preso di mira le ambulanze e trasformato i rifugi in tombe. Hanno distrutto scuole, moschee, chiese: nessun luogo è rimasto intatto.

Hanno massacrato intere famiglie e cancellato generazioni. Il mondo assiste alla fame, ai bombardamenti e al massacro di un intero popolo.

Questa non è una guerra. Questo è un genocidio trasmesso in diretta, in tempo reale, affinché il mondo intero possa vederlo.