mercoledì 23 gennaio 2019

DA BECCARIA A SALVINI: NASCITA E DECLINO DELLA SOCIETA' UMANA

L’arresto del terrorista rosso Cesare Battisti, condannato all’ergastolo dai tribunali italiani e latitante all’estero da trentasette anni, ha esortato Matteo Salvini a pronunciare una frase che ci riporta indietro di secoli :”che marcisca in galera”.
Ore dopo, la morte di un tunisino, ammanettato e legato alle caviglie dalla polizia nel corso del suo arresto, sortisce, sempre da parte di Salvini, un cinico : “dovevamo offrigli caffè e cornetto”?
Quindi, la notizia dei 170 migranti morti nel Mediterraneo, senza soccorso, senza scampo. La più tragica circostanza di questo inizio d’anno spinge il ministro italiano a scaricare ogni responsabilità sulle ONG, sugli scafisti, e persino sulle stesse vittime:” chi non parte non muore”.
Gli fa eco, a stretto giro, la disperazione di uno dei 3 superstiti del naufragio: “meglio morti che tornare in Libia”. Perché in Libia, dove giungono sfiniti dopo aver attraversato il deserto stretti nella morsa della fame e della sete, vengono imprigionati, picchiati, torturati e, se son donne, violentate.
Quel che Salvini archivia alla spicciolata con un :”la pacchia è finita”.
Commenti brutali e sconsiderati che, a malapena, si possono tollerare in strada o nei bar, ma che pronunciati da un ministro della Repubblica gridano vendetta al cospetto di ogni cielo e di ogni Dio. Una fortuna (sciagurata) che a riequilibrare lo scompenso arrivino gli alleati di partito: non è più voglia di pacchia, ma colpa della Francia che impone alle sue ex colonie africane il franco per finanziare il suo debito pubblico.
È comunque un passo avanti. Almeno si ammette che, forse, scappano dallo sfruttamento, quindi, dalla fame.




Infine, dopo sole 48 ore di preavviso, l'esercito ha cominciato lo sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto. 320 persone smistate come merce e come bestie, parte al Sud, parte al Nord, costrette ad abbandonare un percorso di integrazione intrapreso e perfettamente riuscito.
Aldilà della crudeltà gratuita del decreto Salvini, da oggi abbiamo altre persone senza casa, senza cibo, senza documenti, in giro per le nostre città.

L'ILLUMINISMO E LA COSTITUZIONE ITALIANA

Nel 1764 Cesare Beccaria dava alle stampe il saggio più noto dell’illuminismo italiano : “Dei delitti e delle pene”
In esso si riscontra la stessa prospettiva dei principi filosofici ed etici cari a Montesquieu e
Rousseau: le pene devono svolgere una funzione rieducativa e non repressiva, devono favorire la sicurezza sociale e un'integrazione sociale del criminale. Il concetto stesso di “pena”, all’interno di una società umana, non deve tollerare soprusi e barbarie.
Principi ai quali, nel 1948, si ispirò la nostra Costituzione che all’articolo 27 sancisce:
“L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.”
Anni, secoli di evoluzione del pensiero, riforme, tutti gli sforzi fatti da chi lavora per e nelle carceri per consacrare i valori della costituzione sulla rieducazione del condannato spazzati via, in un attimo, da quella frase dedicata a Battisti , "deve marcire in carcere".

Che dire, poi, del commento sulla morte del 31enne tunisino in Toscana?
“Buon sabato ai poliziotti che a Empoli facendo il loro lavoro hanno ammanettato un violento, un pregiudicato che poi purtroppo è stato colto da arresto cardiaco. Se i poliziotti non possono usare le manette per fermare un violento, ditemi voi cosa dovrebbero fare, rispondere con cappuccio e brioche?".
Non era opportuno, se non doveroso, attendere prima l’esito degli accertamenti dei magistrati ? Proprio nel rispetto di quella Costituzione che, viceversa, difendiamo a spada tratta solo quando conviene, nell’ambito di quel perverso gioco politico che non fa mai gli interessi della gente e della Storia, ma che mira soltanto a personali tornaconti. (Vedi terzo referendum costituzionale 4 dicembre 2016)


PARADOSSI, CINISMO, MENEFREGHISMO.

“Chi non parte non muore” .
“La colpa è delle ONG che pattugliano al largo della Libia promuovendo di fatto le partenze”. Come dire che se chiudi i forni la gente smetterà di chiedere il pane.
Intanto, alla Corte penale internazionale dell’Aja, è arrivato l’ultimo aggiornamento dell’Onu con l’elenco di nefandezze ed orrori vari cui sono costretti i migranti in Libia:

-privazione della libertà e detenzione arbitrarie in centri ufficiali e non ufficiali;
-tortura, compresa la violenza sessuale;
-rapimento per riscatto; - estorsione;
-lavoro forzato;
-uccisioni illegali.

I responsabili sono funzionari statali, gruppi armati, contrabbandieri, trafficanti e bande criminali.
Il tutto avviene nella piena consapevolezza di quei politici che, dall’Italia e da Bruxelles, da circa due anni, versano migliaia di euro al Governo libico e alle milizie affinché blocchino le partenze verso i porti italiani.
Aiuti anche materiali, come motovedette ed equipaggiamento militare.



Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948. 
Preambolo: Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

IL RAZZISMO NEMICO DELLA FRATELLANZA

Il razzismo ha radici profonde nella storia delle relazioni umane. Nasce dall’istintiva, primitiva paura verso il diverso; quella paura che in qualche modo ha quasi giustificato sofferenze e torture. Ma è stato il Nazismo, nella seconda guerra mondiale, ad ufficializzare, elaborare, organizzare il culto di una “razza” superiore. Il concetto di “persona umana”, sopravvissuto nei secoli anche ai momenti più duri e difficili, veniva spazzato via dall’etichettatura del “diverso”, dell’inferiore, del meno umano fino alla razionalizzazione del più grande genocidio della storia: progettato e puntiglioso.
Allora erano gli ebrei, gli omosessuali, gli zingari e gli handicappati. Ora, a tornare in scena, è il nero, il magrebino, il musulmano. Sono loro le nuove vittime di un razzismo che si alimenta di concretezze legate all’economia, alla sicurezza, al posto di lavoro, ai troppi ragazzi inoperosi che vagano per le nostre città chiedendo elemosine. È il cosiddetto Terzo Mondo che preme ai confini degli Stati benestanti: la frontiera americana con il Messico, le coste mediterranee del Sud Italia, di Malta e della Spagna. Sono queste le mete agoniate, il punto d’arrivo di un cammino lungo e disperato verso il miraggio di una vita meno dura, più fortunata. Un sogno che si spezza, spesso, nella sprezzante realtà dello sfruttamento del lavoro, della prostituzione, della manovalanza attraverso i mille sudici rivoli della malavita organizzata. Ma tant’è!


LE CAUSE DELLA MIGRAZIONE DI MASSA - LO SFRUTTAMENTO DELL’AFRICA

Le multinazionali, che in nome e per conto di vari governi adottano politiche economiche adatte solo ad incrementare i guadagni per gli investitori, impoveriscono da sempre e progressivamente il territorio africano. Per contro, le popolazioni locali, non riscuotono da tutto ciò il benché minimo riscontro economico.

Dalle ricchissime miniere del Congo, ad esempio, si estrae la columbite-tantalit nota con il termine abbreviato “Coltan”. Si tratta di una polvere dalla quali si ricavano i micro condensatori, utilizzati per la fabbricazione di pc e smartphone.
In queste miniere si lavora a mani nude, quando va bene con setacci e piccole pale, sempre immersi mani e piedi nel fango , scavando in profondità. Le pietre raccolte vengono messe in sacchi di plastica e trasportati a mano o sulla testa per poi essere riversati a terra e setacciati a mano. A questo durissimo lavoro partecipano anche i bambini.



Petrolio, gas naturale, carbone , stagno, diamanti, uranio, rame, cobalto, piombo, zinco, oro, amianto, cromo, nikel, bauxite:
tutte le regioni del continente africano custodiscono favolose risorse. Ma gran parte della ricchezza mineraria dell’Africa è stata ed è tuttora “mal-gestita” da grandi gruppi multinazionali.
Se a tutto ciò aggiungiamo il bombardamento e la destabilizzazione di grandi territori, in nome di uno spocchioso quanto falso desiderio d’esportazione di democrazia, come è accaduto in Libia, le conseguenze non potranno che essere tragiche.
E non è chiudendo i porti che li fermerete. Perché loro, i “diversi”, sono così tanti e cosi disperati che continueranno a partire, ed anche a morire, finché i corpi degli affogati, uno sull’altro, non formeranno un lungo ponte su cui camminare, dalle sponde africane a quelle europee.

È questo che l’idiozia dei politici non comprende: la forza dirompente, caparbia, persistente della disperazione.

D.Bart.

mercoledì 2 gennaio 2019

Sea Watch3. Malta concede riparo in acque territoriali ma i migranti non possono sbarcare.


Solo una breccia, una lieve fenditura, comunque, un segnale che turba, danneggia il muro di cinismo e indifferenza che l’ Europa ha eretto a propria difesa contro i migranti. Contro i 32 disperati che a bordo della nave Sea Watch vagano in balìa del mare in tempesta da 12 giorni, in attesa che venga loro concesso di attraccare in qualche porto sicuro. 

Malta, dopo ripetuti rifiuti, ha finalmente concesso una sia pur limitata autorizzazione: non l’attracco in porto, ma solo la possibilità di porsi al riparo in acque territoriali. 
A bordo si soffre ancora, c’è chi non smette di vomitare a causa del mal di mare, soprattutto i bambini il più piccolo dei quali ha 1 anno, 6 e 7 gli altri due.

Con la Sea Watch ha ottenuto stessa concessione la Sea Eye del Professor Albrecht Penck , che trasporta 17 migranti in precarie condizioni di salute e con scorte di acqua e di cibo al limite.
“Abbiamo a bordo tre bambini che vomitano in continuazione, a rischio ipotermia e disidratazione". Così, l’ultimo drammatico appello dei medici, lanciato al dodicesimo giorno in mare, ha avuto ascolto. 
Onde alte tre metri, temperature poco sopra allo zero, maestrale a venti nodi, condizioni meteo in ulteriore peggiornamento per i prossimi due giorni e 49 persone in tutto in serio pericolo: a nulla è valsa la continua richiesta di aiuto.

I medici delle due ong tedesche sono ancora in attesa che qualche Paese si decida ad aprire un porto del Mediterraneo per sbarcare i migranti soccorsi. "Per persone malnutrite e in condizioni di salute molto precarie come quelle che abbiamo a bordo la disidratazione come causa del mal di mare è un rischio molto grave e può mettere anche a rischio la vita soprattutto se associata all'ipotermia", dicono i soccorritori.

Intanto, sui ponti della piccola nave l’acqua ha invaso ogni angolo, i migranti sono stati messi al riparo sottobordo, in spazi estremamente ristretti e in condizioni di promiscuità. Fisicamente e psicologicamente stremati cominciano a non comprendere più la situazione ed è difficile controllarli.

Già 30 città tedesche di sono dette disponibili ad ospitare i migranti delle navi Sea Watch e Sea Eye, 
ma il governo non ha ancora presentato alcuna richiesta ufficiale, né all'Europa né ad altri paesi, per l’eventuale concessione di un porto sicuro. 

Dopo l'appello di Unhcr anche Médecins Sans Frontières (MSF) è intervenuta. Con le condizioni del tempo in peggioramento e le rigide temperature invernali è necessario trovare una soluzione rapida. “Facciamo appello alla società civile italiana, affinché alzi la voce su questa situazione inaccettabile e sulla richiesta di politiche più umane che allevino le sofferenze delle persone. Chi fugge ha bisogno di protezione. La tutela della vita delle persone al primo posto, poi i dibattiti politici su chi accoglie".
D.Bart.