martedì 28 marzo 2017

Yemen: milioni di bambini uccisi in conflitto, mutilati, malnutriti, reclutati come soldati.

Le conseguenze della sanguinosa guerra in Yemen le racconta ancora una volta   l'ultimo rapporto dell'Unicef. L'indicibile crudeltà di questo conflitto è efficacemente denunciata da quel mezzo milione di bambini che soffre di malnutrizione acuta grave. Fortunati loro, perché altri 1.546 sono stati uccisi, 2.450 mutilati, 1.572 reclutati nei combattimenti, mentre oltre due milioni  non frequentano più la scuola.

Le famiglie  Yemenite  ricorrono sempre più a misure estreme per sostenere le proprie creature, nei giorni in cui la guerra che dilania il Paese più povero del Medio Oriente entra nel suo terzo anno. Il numero di persone estremamente povere e vulnerabili è altissimo: circa l'80% delle famiglie ha debiti e metà della popolazione vive con meno di due dollari al giorno.

La violenza ha talmente logorato la capacità di reazione e volontà di riscatto delle persone da  trasformare lo Yemen in una delle più grandi emergenze al mondo per carenza alimentare e la malnutrizione. Le famiglie mangiano pochissimo, scelgono cibo meno nutriente o saltano i pasti. I bambini che soffrono di malnutrizione acuta grave sono aumentati del 200% dal 2014. Il rischio di carestia è altissimo.

Il calo delle risorse ha come diretta conseguenza il reclutamento di bambini soldato. Oppure il ricorso a matrimoni precoci. Oltre due terzi delle ragazze si sposano prima dei 18 anni (prima dello scoppio della crisi la percentuale era del 50%).

Il sistema sanitario dello Yemen è sull'orlo del collasso: quasi 15 milioni di persone non hanno accesso alle cure sanitarie; continua a diffondersi, con oltre 22.500 casi sospetti e 106 morti, un'epidemia di colera e diarrea acuta causata dall'acqua inquinata  nell'ottobre 2016

Circa 1.600 scuole non possono più essere utilizzate, perché  distrutte, danneggiate, o trasformate in rifugi per famiglie sfollate o perché occupate dai soldati in conflitto.
D.Bart.

Fonte ANSAmed.

lunedì 20 marzo 2017

SIRIA - DALLA DIFENSIVA ALL'OFFENSIVA: JIHADISTI ATTACCANO DAMASCO.

L'offensiva è partita dal quartiere di Jobar.
I gruppi ribelli, attaccando a sorpresa Damasco, si sono aperti la strada con due autobombe, diversi kamikaze e fuoco di cecchini. L'offensiva al cuore del potere di Assad è quindi proseguita con l'uso di artiglieria pesante.
La conduzione dell'attacco viene al momento attribuita al  Fronte Fateh al-Sham, seguace di al-Qaida.
Guadagnata la postazione in piazza Abbasid, i ribelli hanno preso il controllo di diversi edifici mentre le forze governative rispondevavo ricorrendo a raid aerei.
I canali di informazione governativi hanno confermato l'attacco, ribadendo però che l'esercito avrebbe contenuto l'azione dei "terroristi". E non soltanto a Damasco. Gli uomini di Assad hanno parlato di avanzamenti raggiunti anche in altre aree del Paese, specialmente a Palmira.

Il quartiere di Jobar, da anni diviso sotto la pressione delle diverse fazioni, è notoriamente abitato anche da numerosi ribelli, ma l’attacco di ieri ha rappresentato una svolta tattica, con il salto di qualità dei ribelli, che per la prima volta sono passati dalla modalità difensiva a quella offensiva. 

mercoledì 15 marzo 2017

SIRIA - NEL PIÙ CRUDELE DEI CONFLITTI SONO MORTI 20 MILA BAMBINI .

Quando l'UNICEF dichiara che  l'intensità della sofferenza dei bambini siriani è senza precedenti, l'orribile macchina della guerra dovrebbe almeno rallentare la corsa, e la logica dello strapotere rivedere le proprie strategie distruttive. Ma ciò non avviene. Milioni di bambini in Siria piangono, si disperano, tremano sotto attacchi che giorno dopo giorno stravolgono e consumano vite. Geert Cappelaere, direttore regionale dell’agenzia Onu, dichiara che "ciascuno di loro è ormai segnato per tutta la vita con conseguenze orribili sulla salute, il  benessere e il  futuro”.

Sono 400 mila i bambini che nel 2016 hanno dovuto lasciare le proprie case. 2milioni e 300mila minori vivono come rifugiati nei campi allestiti in Turchia, Libano, Giordania, Egitto e Iraq; i circa 700 mila rimasti sopravvivono sotto assedio, con poco cibo e senza assistenza medica.
Negli ultimi sei mesi sono morti, violentemente straziati d'agli ordigni, almeno 650 bambini, 250 dei quali all'interno o nei pressi di una scuola. Altri sono stati
arruolati come bambini soldato, e alcuni utilizzati come kamikaze.

È certo che nel 2016 la violenza sui bambini in Siria ha superato ogni limite precedente. Le vittime sono il 20% in più rispetto al 2015.  La guerra civile, cominciata il 15 marzo del 2011 con le prime rappresaglie del governo di Bashar al Assad contro il popolo che si opponeva alla tirannia, ha causato all'infanzia danni incalcolabili, ora documentati dall'’Unicef. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite il numero dei minori uccisi, feriti, mutilati e costretti a combattere nelle fila dei gruppi armati ha raggiunto il picco più alto degli ultimi sei anni.
Il resoconto è lo specchio di una realtà devastante.
“Spesso per far fronte alle crescenti difficoltà del vivere quotidiano –dice Cappelaere – le famiglie rimaste in Siria e quelle fuggite nei Paesi vicini spingono i ragazzini a sposarsi in età precoce o li mandano a lavorare”.
Perché  sono da sempre i bambini a pagare il tributo più alto alle crudeltà perpetrate dagli adulti. 
“Hitting Rock Bottom”, toccando il fondo, è il titolo che Unicef ha dato al rapporto, per rendere crudelmente chiara l'idea
su quanto sta accadendo in Siria. Un' escalation di violenze che esprime tutta la sua credezza nel  reclutamento dei piccoli combattenti, utilizzati direttamente sulle linee del fronte, istruiti per un ruolo sempre piu attivo come esecutori di attentati, guardie carcerarie e torturatori.

Le associazioni umanitarie  cercano in ogni modo di penetrare il Paese, nel tentativo di portare soccorso alle popolazioni prostrate, ma   le difficoltà di accesso hanno spesso impedito l’arrivo degli aiuti, anche quelli destinati ad alleggerire le sofferenze dei bambini, le vittime più vulnerabili di questa guerra infame. Oltre 2milioni di persone, compresi 280.000 bambini, vivono in aree sotto assedio, tagliati fuori dall’azione umanitaria.
Oltre alle bombe, ai proiettili e alle esplosioni sono malnutrizione e malattie ad uccidere i bambini.
Il dossier Unicef si conclude con la drammatica situazione degli sfollati bisognosi di assistenza.  6 milioni di bambini: un popolo di creature sofferenti che rispetto al secondo anno di guerra, il 2012, ha subito un aumento inverosimile. 12 volte tanto.

Unicef, portavoce del dolore dei bambini siriani,  chiede “a tutte le parti in conflitto, alla comunità iinternazionale, a tutti coloro che possono avere parte attiva e che hanno a cuore il loro destino, di trovare un’immediata soluzione politica per porre fine al conflitto siriano”.

Accade in questi tempi che molti di noi, laici e anche atei, ci si riconosca nella posizioni espresse dal Papa.

Come quando rivede nella Siria: "Un laboratorio di crudeltà”.

Come quando, analizzando le ragioni profonde del conflitto, dichiara che calpestando il suolo di quel Paese martoriato : “Ognuno cerca il suo interesse, nessuno cerca la libertà di un popolo. Non c’è tenerezza, non c’è amore, c’è crudeltà.
Quello che oggi accade in Siria è crudeltà. "

D.Bart.