L’ attacco aereo israeliano su un edificio di fronte alla sede centrale dell'ospedale Kamal Adwan, nel nord della Striscia di Gaza, ha causato una cinquantina di vittime.
Il personale sanitario e i pazienti sono stati costretti a fuggire nel sud della Striscia.
In 72 ore quattro neonati palestinesi sono morti congelati nelle tende di Gaza. Avevano meno di un mese di vita. I raid israeliani hanno ucciso anche cinque giornalisti, una scrittrice e cinque operatori sanitari.
Un soldato israeliano, a mani nude, ha spezzato le ossa a un bambino palestinese.
Un paziente dell'ospedale Kamal Adwan ha raccontato che i palestinesi erano contrassegnati con numeri sulla schiena e sul petto e sono stati costretti a camminare per chilometri, seminudi, dopo che l'esercito israeliano ha attaccato l'ospedale.
Il silenzio del mondo di fronte al massacro di bambini innocenti in Medio Oriente è una ferita aperta nell'anima dell'umanità. Ogni grido inespresso, ogni sguardo distolto, è un'ammissione del nostro fallimento collettivo, un tradimento dei più puri tra noi. Questo silenzio assordante non è semplicemente una mancanza di parole; è una resa all'atrocità, un velo sugli occhi della nostra coscienza. Urla il dolore di culle vuote, risate soffocate, futuri rubati. Dobbiamo rompere questo silenzio, non solo con le parole, ma con i fatti, assicurandoci che queste giovani vite non siano solo numeri negli annali della dimenticanza. Questo silenzio è anche un toccante promemoria dell'urgente necessità di chiedere giustizia e protezione per coloro che non hanno voce.