Zohran Mamdani vince le elezioni e diventa il primo sindaco musulmano di New York.
Dopo la sua vittoria, Israele sta valutando se chiudere il consolato di New York City. Ma per chi lo ha votato, Mamdani è solo l'inizio di un movimento che si definisce: "Noi, il popolo".
Perché in America si rafforza la convinzione che la maggior parte dei politici non rappresenti più nessuno, se non se stessa.
Le persone, oggi, votano coloro dai quali si sentono effettivamente rappresentati, scelgono chi sostiene i diritti umani e il diritto internazionale.
Nella vita di un giornalista arriva quasi sempre il momento in cui egli si rende conto che non c'è niente di più potente o di importante se non vivere la storia.
Ed essere o meno a favore di Zohran Mamdani conta poco rispetto al fatto di aver assistito ad un momento storico.
Nel discorso finale della sua campagna elettorale, alla vigilia del voto, si potevano udire, sommessi, echi dell'orazione di Enrico V per il giorno di San Crispino:
“Noi pochi, noi pochi felici, noi banda di fratelli”
L'orazione è un celebre monologo tratto dall'opera teatrale di William Shakespeare in cui il re incoraggia i suoi soldati prima della battaglia di Agincourt. Il discorso si concentra sulla fratellanza che nascerà dalla condivisione del pericolo, celebrando l'idea che i soldati "pochi e felici", diventeranno eroi di cui si ricorderà il coraggio per sempre. Meno numerosi saranno, maggiore sarà la loro quota d'onore: ogni sopravvissuto sarà ricordato per le sue cicatrici e la sua nobile condizione, mentre chi è rimasto a casa si pentirà di non aver combattuto.
La storia, in realtà, non chiede il permesso per progredire o mutare.
New York sta scrivendo nuovi capitoli che sarebbero apparsi impensabili solo pochi decenni fa.
Per alcuni, questa vittoria è la prova che il futuro può ancora sorprenderci.
Per altri, è la dimostrazione che i cambiamenti di potere non sono mai teorici: si manifestano nei titoli dei giornali, nei volti e nella realtà vissuta, nella certezza che lo status quo è sempre in gioco.
Il cambiamento raramente sembra facile quando ci si è dentro. Ma continua ad arrivare, con o senza l’ approvazione di tutti.
Questo è un giorno importante per New York City, ma al di là del titolo epocale, la vera prova inizia ora. Ciò che conta è che egli sia un leader efficace, che adotti politiche coraggiose e offra un vero servizio al suo popolo.
Il simbolismo è potente, ma saranno i risultati a definirne l'eredità, affinché il nome Mamdani entri nella Storia.
“Saremo al fianco dei sindacati contro gli imprenditori immobiliari come Trump”, ha detto. Sfidando ancora chi lo accusa di essere uno sfrontato populista.
I COMMENTI SOCIAL:
“Congratulazioni a tutti i musulmani, americani, ebrei, latini, africani, cinesi, russi, giapponesi e il resto del mondo per la democrazia a New York City”.
“La lezione è semplice. Risultati come questi continueranno ad arrivare quando si investirà tempo ed energie nella difesa di Israele, anziché concentrarsi sugli elettori americani.”
TRUMP È SOTTO SHOCK.
Il suo 39% di approvazione, il più basso dal 2021, rispecchia la chiusura di 34 giorni che ha lasciato senza lavoro 1,4 milioni di lavoratori. Ed ecco il commento di Trump sulla chiusura del governo: "In realtà non credo che ci sarà nulla di male. Ora siamo così forti che sono sicuro non ci sarà nulla di male. Ma sarebbe bene riaprire". Eppure i repubblicani permettono questa farsa: tagliare i sussidi statali per 45 milioni di dollari mentre coniano monete da 1 dollaro. Il sostegno alle zone rurali è crollato del 12% da agosto, con il 52% che li incolpa della crisi. Persino i senatori repubblicani ora denunciano l'ostruzionismo della loro amministrazione: gli incendiari si lamentano del fumo.
YouTube e Google stanno cedendo alle richieste dell'amministrazione Trump di rimuovere dalla piattaforma video e documentari anti-israeliani.
Secondo The Intercept, sono stati rimossi più di 700 video che documentano i crimini di guerra israeliani.
Google ha confermato che i video sono stati rimossi a seguito delle sanzioni del Dipartimento di Stato contro alcuni gruppi filo-palestinesi.
Trump è disposto ad affondare con Israele.
piuttosto che rendersi conto che i suoi sostenitori di base e la maggioranza degli americani non possono e non vogliono più stare dalla parte di Netanyahu
Quando i re temono la folla, la corona è già spezzata.